In Italia il consumo di antibiotici continua a crescere, favorendo il proliferare di batteri resistenti alle cure. A fare il punto della situazione è stata l’Agenzia italiana del farmaco (Aifa), la quale ha reso disponibile un dossier aggiornato a novembre 2024 con i dati europei e italiani. Secondo l’ultimo rapporto di sorveglianza dell’Ecdc europeo, presentato il 18 novembre 2024, nel nostro Paese si verificano ogni anno circa 12mila decessi causati da infezioni ospedaliere resistenti agli antimicrobici, un terzo del totale europeo. Nel biennio 2022-23, ben 430mila ricoverati hanno contratto un’infezione durante la degenza, l’8,2% del totale dei pazienti contro una media Ue del 6,5%. Come emerso nel rapporto, l’uso massiccio di antimicrobici favorisce la nascita di superbatteri resistenti agli stessi farmaci. Tra i microbi più diffusi si trovano la Klebsiella, lo Pseudomonas, l’Escherichia coli e il Clostridium difficile, responsabili di infezioni gravi con tassi di mortalità elevati. Nonostante le campagne di sensibilizzazione, l’uso degli antibiotici in Italia è in aumento, con il 35,5% dei pazienti che ne ha ricevuto almeno uno negli ultimi due anni.

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L’impatto del fenomeno sul Servizio sanitario nazionale

L’impatto sul Servizio sanitario nazionale è notevole, con 2,7 milioni di posti letto occupati a causa di queste infezioni e un costo che arriva a 2,4 miliardi di euro l’anno. Secondo la Società italiana di malattie infettive e tropicali (Simit), l’impatto potrebbe essere ridotto del 30% con un percorso virtuoso di prevenzione negli ospedali e una riduzione dei consumi di antimicrobici. Circa un’infezione su tre sarebbe evitabile con maggiori accorgimenti igienici, il che significa tra le 135mila e le 210mila infezioni nosocomiali in meno, con un risparmio di circa 2mila vite umane all’anno.

«Situazione italiana critica»

Robert Nisticò, presidente Aifa, ha affermato che «la situazione italiana è critica sia per la diffusione dell’antibiotico-resistenza sia per il consumo degli antibiotici, rendendo pertanto urgenti le azioni di prevenzione e controllo. Il trend è infatti di nuovo in crescita e così il consumo continua a essere sempre più superiore alla media europea, sia nel settore umano che veterinario, con una grande variabilità tra le regioni e con un ritorno nel 2022 ai valori registrati durante il periodo pre-pandemico. Nelle mappe europee relative alla distribuzione dei batteri resistenti in Europa, l’Italia detiene, insieme alla Grecia, il primato per diffusione di germi resistenti».

Epidemia silente delle infezioni batterico-resistenti

Nisticò ha ricordato che «l’epidemia silente delle infezioni batterico-resistenti dipende da una molteplicità di fattori, non ultimo le difficoltà per l’industria ad investire ingenti risorse nella ricerca di nuovi antibiotici nella prospettiva di un loro uso più limitato nel tempo. Per questo occorre individuare strategie push and pull, spingendo la ricerca di base ma puntando anche su incentivi in campo regolatorio che consentano da un lato di semplificare, dall’altro di velocizzare i tempi di approvazione di nuovi antimicrobici in gradi di aggirare le resistenze batteriche. In questo senso un modello può essere quello della legge sugli orphan drug che ha stimolato la ricerca di farmaci per le malattie rare».

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