L’Autorità europea per la sicurezza alimentare (Efsa) ha pubblicato l’8 aprile 2025 un aggiornamento scientifico sulla presenza di Enterobatteri produttori di carbapenemasi (Cpe) nella filiera alimentare dell’Unione europea e dell’Efta. Secondo il documento, i microrganismi – un tempo circoscritti agli ambienti ospedalieri – sono stati identificati in animali da allevamento e in alimenti in 14 Paesi. Sebbene non sia ancora stata dimostrata la trasmissione diretta all’uomo attraverso il consumo di cibo, la scoperta di ceppi geneticamente identici in campioni umani e animali suggerisce una potenziale correlazione. L’Efsa ha ricordato che i Cpe producono enzimi in grado di neutralizzare i carbapenemi, antibiotici utilizzati per contrastare infezioni gravi. La resistenza a tali farmaci è un problema critico per la salute pubblica, data la limitata disponibilità di terapie alternative.

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Implicazioni per la salute pubblica e strategie di contenimento

Il parere dell’Efsa, sviluppato con il supporto del Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (Ecdc), ha esaminato dati raccolti fino a febbraio 2025. Tra le evidenze principali è emerso un incremento dei casi di Cpe in suini, bovini e pollame, con picchi significativi registrati in alcuni Stati membri nel 2021 e nel 2023. Dieci Paesi hanno adottato piani di emergenza per il controllo dei patogeni, ma persistono lacune nel monitoraggio di specifiche fonti alimentari, tra cui i prodotti ittici e vegetali. Le raccomandazioni dell’Efsa hanno compreso l’estensione delle attività di sorveglianza a settori non coperti, il potenziamento delle tecniche diagnostiche e l’approfondimento delle indagini epidemiologiche. La tipizzazione molecolare dei batteri e lo studio della trasmissione attraverso operatori e mangimi sono stati indicati come priorità per delineare percorsi di diffusione.

Prospettive future e approccio integrato

L’Efsa supporterà gli Stati membri e i Paesi Efta nell’implementazione di ulteriori ricerche, con l’obiettivo di aggiornare i dati entro il 2027. La variabilità genetica riscontrata tra i Cpe in diverse regioni e specie animali, secondo l’Efsa, richiede un’analisi approfondita, finalizzata a comprendere i meccanismi di resistenza e trasferimento genico. L’approccio One health, che integra salute umana, animale e ambientale, è stato ribadito come strategia essenziale per mitigare la diffusione di questi batteri. Tra le attività chiave, anche la collaborazione transnazionale e il coordinamento delle politiche sanitarie, elementi centrali per affrontare una sfida complessa, in cui la prevenzione e il controllo si intrecciano con la sostenibilità dei sistemi alimentari globali.

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