
I dati degli Annali Amd 2024, presentati l’8 maggio 2025 al Senato dalla Senatrice Daniela Sbrollini con il patrocinio degli intergruppi parlamentari Obesità, diabete e malattie croniche non trasmissibili, hanno messo in luce un avanzamento nella gestione del diabete a livello nazionale. La rilevazione, condotta dall’Associazione medici diabetologi (Amd) su oltre 750mila pazienti, conferma un incremento nell’appropriatezza terapeutica e nel controllo di parametri come colesterolo ed emoglobina glicata. Nonostante ciò, permangono criticità legate all’adozione di tecnologie avanzate e al monitoraggio di complicanze microvascolari.
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Diabete di Tipo 1, di Tipo 2, e gestazionale: il quadro emerso negli Annali
Negli Annali 2024 è emerso un quadro differenziato tra le forme di diabete: nel tipo 1, la popolazione invecchia (età media 49 anni, 18,3% over 65) con un aumento dell’obesità (14,3%), nonostante il 36,2% raggiunga i target glicemici e il 46% controlli il colesterolo. L’89,6% utilizza insulina basale di seconda generazione, ma solo il 19,1% adotta microinfusori, mentre retinopatia (21,8%) e complicanze cardiovascolari restano criticità. Nel tipo 2, l’obesità cala al 35%, correlata all’aumento di gliflozine e Glp-1 (77,4% delle prescrizioni), con il 56% in target glicemico e il 44% nel controllo del colesterolo, sebbene solo il 26,5% raggiunga valori pressori adeguati. Prevalgono nefropatia (50%) e complicanze cardiovascolari (15%), in un contesto di popolazione anziana (36% over 75). Per il diabete gestazionale, il 13,6% riceve diagnosi tardive, con fattori di rischio come età >35 anni (41,1%) e obesità pregravidica (25,6%). Il 61,8% adotta modifiche allo stile di vita, mentre il 38,2% inizia insulina, evidenziando l’importanza di screening tempestivi per ridurre i rischi perinatali.
Ampiezza e rappresentatività sul territorio nazionale
Giuseppina Russo, docente e coordinatrice nazionale Annali Amd, ha osservato che «con oltre 300 centri di diabetologia che aderiscono all’indagine, compilando una cartella clinica informatizzata, il nostro file dati è ormai di fatto un registro clinico del diabete in Italia. Oggi raccogliamo i dati dell’assistenza erogata a 48.041 persone con Diabete Tipo 1, a 680.122 con Diabete Tipo 2 (oltre 100mila in più rispetto all’anno scorso) e a 13.785 donne con Diabete In Gravidanza. L’ampiezza e la rappresentatività sul territorio nazionale del progetto hanno destato l’Interesse Della Who che ha recentemente dedicato agli Annali un Case Study».
«Contributo “evidence based” di estrema utilità»
Riccardo Candido, presidente Amd, ha sottolineato che «si tratta di un contributo “evidence based” di estrema utilità per pianificare le politiche sanitarie in risposta a questa patologia, una fra quelle croniche più diffuse e invalidanti a livello globale. Un esempio concreto di come ‘sfruttare’ al meglio questi dati ci arriva dai casi del piede diabetico e della retinopatia. Gli Annali ci dicono che su queste complicanze non riusciamo a raccogliere i dati in modo puntuale. Sarebbe, quindi, utile fornire dei retinografi a tutti i centri di diabetologia per rendere più semplice e accessibile il controllo del fondo oculare nei soggetti con diabete, e realizzare un tavolo di lavoro nazionale per la gestione del piede diabetico. Si tratta di azioni concrete, da sviluppare con il contributo dei decisori politici, che possono migliorare l’assistenza ai nostri pazienti».
Importante attività di ricerca clinica osservazionale
Graziano Di Cianni, presidente di Fondazione Amd, ha evidenziato che dagli Annali Amd si è sviluppata un’importante attività di ricerca clinica osservazionale, che ha generato oltre 60 articoli pubblicati su riviste internazionali e 38 Monografie tematiche e Report Annali. Abbiamo approfondito tanti aspetti chiave nella gestione del diabete, incluse le tematiche di genere, la cura del paziente anziano, l’assistenza alla popolazione migrante (che ormai rappresenta il 14% dei nostri assistiti) e l’appropriatezza nell’utilizzo dei farmaci. Presto potremo analizzare anche i tipi di diabete meno frequenti (Lada, Mody, diabete secondario), per identificare e comprendere meglio le caratteristiche di questi pazienti. La nostra banca dati, quindi, continuerà a crescere, aiutandoci a contrastare l’inerzia terapeutica e a curare sempre meglio tutte le persone con diabete. Riteniamo di avere a disposizione gli strumenti più idonei per misurarci con le nuove sfide che dovremo affrontare nei prossimi anni».
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