In occasione dell’Alzheimer’s association international conference (Aaic) 2025, a Toronto, Eisai e Biogen hanno presentato i risultati aggiornati sull’efficacia a lungo termine di lecanemab (Leqembi®) nel trattamento dell’Alzheimer in fase iniziale. I dati, raccolti dopo 48 mesi di terapia, hanno dimostrato il rallentamento progressivo del declino cognitivo e funzionale, con beneficio clinico che aumenta nel tempo. La riduzione del deterioramento, misurata attraverso la scala Cdr-Sb, è passata da 0,52 punti dopo 18 mesi a 1,75 punti dopo quattro anni rispetto al decorso naturale della malattia. I risultati suggeriscono che il trattamento continuativo possa contribuire a preservare più a lungo l’autonomia e la qualità di vita dei pazienti.

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Profilo di sicurezza confermato nel lungo periodo

Lecanemab ha mantenuto un profilo di sicurezza favorevole anche dopo quattro anni di somministrazione. Le anomalie legate all’imaging amiloide (Aria) sono risultate meno frequenti dopo i primi 12 mesi di terapia e si sono stabilizzate nel corso del trattamento. Dato che rafforza la sostenibilità del farmaco in un’ottica di gestione cronica della patologia. Un’analisi specifica sui pazienti con bassi livelli di tau, condotta attraverso Pet con tracciante Mk6240, ha evidenziato che il 56% dei soggetti trattati ha mostrato un miglioramento o una stabilizzazione dei punteggi clinici dopo quattro anni. Tali risultati supportano l’ipotesi che un intervento precoce possa modulare positivamente il decorso della malattia.

Implicazioni per la pratica clinica e la ricerca futura

I dati presentati all’Aaic 2025 hanno consolidato, dunque, le evidenze sull’utilità di lecanemab nel trattamento dell’Alzheimer precoce, mettendo in luce l’importanza della somministrazione prolungata. La possibilità di rallentare siXXXgnificativamente il declino cognitivo apre prospettive nella gestione terapeutica di una patologia finora caratterizzata da opzioni limitate. Ulteriori studi, tra cui il trial Ahead 3-45 su pazienti con Alzheimer preclinico, potranno chiarire il potenziale del farmaco in fasi ancora più precoci. Intanto, la collaborazione tra Eisai e Biogen prosegue nell’ottimizzazione delle modalità di somministrazione, incluso lo sviluppo di un autoiniettore sottocutaneo per uso settimanale, attualmente in valutazione dalla Fda.

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