
L’evoluzione delle modalità di informazione e di cura è un fenomeno in costante trasformazione. I cittadini mostrano la tendenza a ricercare notizie attraverso il web per compiere scelte relative al proprio benessere. L’accesso immediato a dati e spiegazioni richiede, tuttavia, un elevato grado di consapevolezza e di capacità di analisi critica. La competenza sanitaria della popolazione è un elemento determinante per un approccio responsabile alla salute, in grado di guidare i cittadini tra le diverse fonti e di supportare decisioni ponderate nella gestione dei disturbi lievi. È quanto emerso dal Rapporto Censis, commissionato da Assosalute, Associazione nazionale farmaci di automedicazione parte di Federchimica, che ha esaminato lo sviluppo di tale competenza diffusa, e che ha favorito nel tempo una cultura della responsabilità, oltre alla partecipazione attiva alla tutela della salute individuale.
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Fondamenta solide della cultura sanitaria italiana
La pratica dell’automedicazione resta dunque un modello positivo da conservare e sviluppare in modo trasversale. I dati del Censis hanno indicato che il modello italiano poggia su un livello avanzato di competenze sanitarie. La popolazione riconosce l’utilità del foglietto illustrativo, consultato in maniera consistente, e adotta un comportamento prudente nell’universo informativo, preferendo il parere di medici e farmacisti e dimostrando una marcata inclinazione a verificare i contenuti acquisiti, figure professionali percepite come punti di riferimento, la cui presenza assicura affidabilità e un rapporto umano con il cittadino. Sebbene le fonti di informazione siano molteplici, la centralità degli operatori sanitari rimane indiscutibile.
Trasformazione digitale tra potenzialità e criticità
Il Rapporto Censis ha messo in luce come la digitalizzazione e l’intelligenza artificiale stiano modificando in maniera profonda le abitudini informative degli italiani in ambito sanitario. Quasi un cittadino su due utilizza chatbot basati su Ia per reperire notizie su disturbi lievi e farmaci da banco, una percentuale che supera il settanta per cento tra i giovani. Se la maggioranza degli utenti conserva un atteggiamento critico, si è osservata una crescita di una quota che si affida agli strumenti in modo acritico, senza procedere a verifiche approfondite o limitando il confronto a reti informali o digitali, con il rischio di rimanere confinati in una bolla informativa. In un contesto dove una parte della popolazione ha dichiarato di aver incontrato notizie false sulla salute, emerge una chiara richiesta di garanzie. La maggior parte degli intervistati ha auspicato informazioni sanitarie certificate e la realizzazione di applicazioni e portali ufficiali dedicati alla consulenza per i disturbi minori e i farmaci di automedicazione.
Automedicazione responsabile valore sociale e sanitario straordinario
Michele Albero, presidente di Federchimica Assosalute, ha osservato che «l’automedicazione responsabile ha un valore sociale e sanitario straordinario: consente ai cittadini di gestire in autonomia, o con il consiglio del farmacista e poi del medico di famiglia, i piccoli disturbi, contribuendo a un uso più efficiente delle risorse del Servizio sanitario». Secondo Albero «i farmaci di automedicazione sono parte integrante della quotidianità degli italiani e hanno favorito la diffusione di una cultura sanitaria, basata su responsabilità e consapevolezza. Oggi, in un contesto di informazione sempre più accessibile e immediata è essenziale saper distinguere il dato scientifico dal contenuto fuorviante per preservare la qualità della nostra cultura della salute».
Automedicazione responsabile vero patrimonio sociale per il Paes
Francesco Maietta, responsabile area consumi mercati welfare del Censis, ha spiegato che «il nostro Rapporto conferma che l’automedicazione responsabile è un vero patrimonio sociale per il Paese: consente alle persone di gestire in autonomia i piccoli disturbi, riducendo la pressione sul Servizio Sanitario nazionale e generando benefici per l’intera collettività. Questo è possibile grazie a un livello di alfabetizzazione sanitaria che in Italia è solido e diffuso, frutto di una cultura della responsabilità maturata nel tempo, in cui il ruolo di medici e farmacisti resta centrale». Secondo Maietta «la rivoluzione digitale e l’arrivo dell’intelligenza artificiale stanno cambiando profondamente il modo in cui i cittadini si informano. Queste circostanze ci dicono che non possiamo permetterci di essere inattivi: è il momento di investire ancora di più nell’alfabetizzazione sanitaria e nella promozione di fonti affidabili, accompagnando i cittadini nell’uso consapevole delle nuove tecnologie».
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