
Un cittadino su due in trattamento per una o più patologie non osserva in modo costante e appropriato le terapie prescritte. La restante parte si distribuisce tra coloro che saltano raramente le cure e una quota minore che lo fa in maniera occasionale. Il quadro emerge da una ricerca promossa da Cittadinanzattiva, che ha coinvolto un campione composito di 547 tra pazienti e presidenti di associazioni, oltre a 2228 professionisti sanitari. Il profilo del paziente con minore aderenza terapeutica è associato principalmente a condizioni di fragilità, età avanzata, basso livello socio-culturale e isolamento sociale. Un ulteriore elemento che incide è la comorbidità, ovvero la coesistenza di più condizioni patologiche nello stesso individuo.
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Cause della non aderenza e il punto di vista dei professionisti
Secondo l’indagine, le motivazioni che portano a una scarsa osservanza delle terapie sono prevalentemente di natura psicologica e percettiva. Tra queste, la sensazione di dipendenza dal farmaco, una ridotta motivazione e la percezione di non essere esposti a un pericolo immediato. La conferma del profilo arriva anche dai presidenti delle associazioni di pazienti, i quali identificano nei soggetti anziani, fragili e con un retroterra socio-economico svantaggiato le categorie a più alto rischio. I professionisti sanitari intervistati, tra cui medici di medicina generale, specialisti, infermieri e farmacisti, concordano in larga parte con la caratterizzazione, individuando nelle persone sole o anziane i soggetti più esposti. La comorbidità è considerata un fattore rilevante, sebbene con un peso variabile tra le diverse categorie professionali.
Proposte per un cambiamento di passo
Per affrontare il fenomeno, Cittadinanzattiva ha elaborato un Piano di azione articolato in quattro aree di intervento. La prima riguarda la governance, con la proposta di introdurre l’aderenza terapeutica come indicatore nei Livelli essenziali di assistenza, al fine di monitorare e ridurre le disparità. La seconda area è di tipo strutturale e punta sull’interoperabilità digitale, chiedendo la piena attuazione del Fascicolo sanitario elettronico e l’integrazione di sistemi di alert nei gestionali clinici. Il terzo ambito è organizzativo e prevede la creazione di una rete multiprofessionale coordinata, con protocolli condivisi tra ospedale e territorio, lo sviluppo della Farmacia dei servizi e il potenziamento dell’Infermiere di famiglia. Infine, l’intervento relazionale mira a riconoscere il valore del tempo dedicato al dialogo con il paziente, a promuovere formazione continua sulle competenze comunicative e a potenziare il ruolo di figure come gli assistenti sociali, con un coinvolgimento strutturato delle associazioni di pazienti. L’indagine è stata realizzata con il supporto non condizionato di Daiichi Sankyo.
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