aderenza terapeutica usaSull’aderenza terapeutica c’è molta attenzione all’appropriatezza prescrittiva, meno all’informazione e agli strumenti tecnologici di supporto al paziente. A spiegarlo è l’analisi realizzata da Cittadinanzattiva-Tribunale per i diritti del malato presso 13 assessorati regionali (Campania, Friuli Venezia Giulia, Lazio, Liguria, Lombardia, Marche, Molise, Sardegna, Provincia di Bolzano, Provincia di Trento, Umbria, Valle d’Aosta e Veneto).
L’associazione ricorda che secondo l’Oms «il 30-50% dei farmaci prescritti non sono assunti come dovrebbero; inoltre, tra il 30 e il 70% dei pazienti commette errori o scambi involontari di farmaci. Secondo quanto riportato nel Piano Nazionale delle Cronicità, poi, sono stati 194.500 i decessi nell’Unione europea per mancanza di aderenza o per errori nel dosaggio o assunzione di farmaci, con una spesa di 125 miliardi di euro l’anno per ricoveri». «È necessario dare tempestiva e piena attuazione su tutto il territorio nazionale alle indicazioni contenute nel Piano Nazionale della Cronicità. Ciò che va scongiurato è il rischio di interventi regionali e territoriali frammentati, per avere una politica il più possibile unitaria e sistemica sull’aderenza alle terapie», ha commentato Tonino Aceti, coordinatore nazionale del Tribunale per i diritti del malato. L’analisi ha rilevato che tutte le regioni oggetto dell’indagine «hanno individuato nel medico di famiglia e nel pediatra di libera scelta il professionista principale per l’aderenza terapeutica. Seguono gli specialisti, poi i farmacisti delle farmacie convenzionate (7 Regioni) e i farmacisti del SSN (6 Regioni) e ancora gli infermieri (5 Regioni)». Tuttavia, solo il Friuli Venezia Giulia, il Molise e la Provincia di Trento stanno investendo anche sull’associazionismo per migliorare l’aderenza». Più in generale, «si punta ancora troppo poco sull’informazione: solo il Friuli ha attivato iniziative informative per gli operatori socio-sanitari». Inoltre, «nella individuazione dei Centri prescrittori delle terapie, non sono per nulla considerati fattori che agevolerebbero i pazienti, come la distanza dal luogo di residenza o la raggiungibilità del Centro attraverso il trasporto pubblico». Infine, gli strumenti tecnologici procedono «a singhiozzo».
Quindi l’associazione ha presentato una serie di raccomandazioni: dall’attuazione del Piano Nazionale della cronicità su tutto il territorio nazionale al miglioramento del rapporto tra équipe curante e cittadino; dalla semplificazione della burocrazia agli investimenti in formazione del personale sanitario. Fino alla necessità di «misurare» l’aderenza terapeutica secondo «metodi, criteri e indicatori evidence based per avere contezza della dimensione del fenomeno».
«La presentazione della “Raccomandazione civica per l’aderenza terapeutica” da parte di Cittadinanzattiva è un passo importante nella direzione di un nuovo modello di tutela della salute, impostato sull’assistenza territoriale e la collaborazione interprofessionale, che da sempre perseguiamo», ha commentato il presidente della Federazione Ordini dei Farmacisti Italiani, Andrea Mandelli. «La non aderenza alle terapie – ha aggiunto – produce un guasto gravissimo sia sul piano clinico sia sul piano economico-sanitario. È evidente che il cattivo controllo delle malattie croniche è all’origine di complicanze ed eventi acuti. Da tempo in tutto l’Occidente industrializzato il farmacista è coinvolto direttamente nel supporto all’aderenza alla terapia con risultati positivi supportati da una cospicua letteratura scientifica. In Italia la Federazione persegue questo obiettivo da tempo anche attraverso sperimentazioni scientifiche (il Progetto I-MUR) che hanno dimostrato non solo l’efficacia del supporto che il farmacista offre al paziente nell’uso corretto del farmaco e nel rispetto della terapia prescritta, ma anche il gradimento del paziente italiano per questa forma di assistenza. Oggi siamo alla vigilia dell’implementazione di questa prestazione nell’ambito della farmacia dei servizi».

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