Se interrogato sulla questione, non c’è politico o rappresentante di ordine o sindacato che perderebbe l’occasione di sottolineare i danni e i rischi connessi all’abusivismo professionale, auspicando nuovi interventi e un giro di vite. Ma l’inferno, si sa, è lastricato di buone intenzioni, e la realtà è che una proposta legislativa concreta già esiste, ed è il disegno di legge presentato dal senatore Giuseppe Marinello di Area popolare, approvato il 3 aprile 2014 e da ormai più di un anno fermo in commissione Giustizia alla Camera. Contro l’immobilismo che ha regnato finora c’è la proposta dell’Andi, Associazione nazionale dentisti italiani, che raccoglie 23mila dentisti e in una recente audizione in commissione Industria al Senato sul ddl concorrenza ha avanzato l’idea/sfida di inserire in questo provvedimento un emendamento che ricalchi grosso modo i contenuti approvati da Palazzo Madama l’anno scorso. Tra i motivi principali che hanno spinto l’Andi il fatto che sul tanto discusso ddl concorrenza, che potrebbe sancire l’ingresso dei capitali in farmacia, l’intenzione è di chiudere in tempi ragionevoli, cioè non biblici, e in questo modo si potrebbe arrivare prima a qualche risultato sul fronte del contrasto all’abusivismo professionale.
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Fulcro tanto della proposta di Marinello che dell’Associazione dentisti è la revisione in senso più restrittivo dell’articolo 348 del codice penale, che stabilisce che chiunque eserciti abusivamente una professione per la quale è richiesta una speciale abilitazione dello Stato è punito con la reclusione fino a sei mesi o con la multa da 103 euro a 516. L’abusività sta nell’esercitare la professione in mancanza dei requisiti richiesti dalla legge, ad esempio senza aver conseguito il titolo di studio o aver superato l’esame di Stato per ottenere l’abilitazione o essere iscritti all’albo. Nel caso della farmacia, il caso più ricorrente è quello dei cosiddetti ‘camici blu’, cioè del personale non laureato in Farmacia che però sta comunque dietro al bancone e dispensa farmaci.
Marinello, sottolineando che “l’irrisorietà della pena detentiva, oltretutto facilmente eludibile con il pagamento di una sanzione pecuniaria, e della multa” non è un deterrente valido, ha ottenuto il risultato di veder approvato il provvedimento che ha presentato almeno da un ramo del Parlamento. Il testo proposto aggrava le sanzioni attualmente in vigore per chi esercita abusivamente una professione per la quale è richiesta una speciale abilitazione dello Stato, portando la reclusione a due anni e la multa da 10.329 euro a 51.646 euro. Il reato, è bene sottolinearlo, sussiste anche se il cittadino-utente del servizio sa di avere di fronte un falso professionista e presta il proprio consenso, ma nei casi in cui il cittadino sia stato invece raggirato è prevista un’aggravante. La proposta di emendamento al ddl concorrenza avanzata dall’Andi è su questa falsa riga, e richiede che la pena consista nella reclusione fino a due anni e nella multa da 10mila a 50mila euro.
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