I diritti dei farmacisti sono tutelati, a partire da quello fondamentale, trovare un posto di lavoro dopo la laurea? Anche nel comparto farmacia la crisi si fa sentire, e con il calo dei fatturati che si accompagna a quello dei consumi, il numero di laureati si rivela maggiore rispetto alla capacità di assorbirli del sistema, dove spesso l’abusivismo professionale del ricorso a personale non laureato anche al banco è la risposta per cercare di risparmiare. Ma facendo concorrenza sleale agli altri titolari che spendono di più per personale in regola, e a ulteriore danno dei giovani farmacisti, per i quali il sogno del posto fisso si è trasformato nell’incubo del precariato o della disoccupazione. FarmaciaVirtuale.it ha raccolto l’esperienza di alcuni colleghi e l’opinione del presidente della Fofi, Federazione ordini farmacisti italiani, Sen. Andrea Mandelli.
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«La Federazione non ha riscontri ufficiali su quanto possa essere esteso l’abusivismo professionale – spiega Mandelli –, ma la caduta della redditività delle farmacie che viene spesso indicata come una condizione che porta a un aumento del fenomeno, non può e non deve giustificare o “spiegare” questi comportamenti. Che si tratti di una lesione dei diritti dei farmacisti non c’è dubbio, ma è anche una lesione del diritto alla salute del cittadino, e raccomandiamo costantemente agli Ordini la massima attenzione e severità al riguardo».
C’è la crisi, è vero, ma tra le ragioni delle difficoltà occupazionali crescenti sicuramente figura anche l’alto numero di laureati. «Se penso alla mia Regione – racconta Alessia Nuzzo Mauro, giovane farmacista territoriale e responsabile del blog “aablogginbeauty” –, la Campania, che ha tre Facoltà di Farmacia, rispetto alla Svizzera che è uno Stato e ne ha una sola… ». «Il diritto di lavorare non può essere garantito con quest’eccesso di domanda di lavoro da parte dei laureati e con sempre più farmacie in sofferenza», conferma Emmanuele De Angelis, farmacista di Afragola ed ex presidente dell’Agifar, Associazione giovani farmacisti, Caserta.
«C’è una certa resistenza – spiega Mandelli – a cercare sbocchi occupazionali differenti rispetto alla farmacia di comunità: su poco meno di 90 mila iscritti all’Ordine, oltre 50 mila lavorano in questo settore; esistono molte posizioni in diversi settori a cui il farmacista può aspirare, ma per le quali ha bisogno di acquisire ulteriori competenze: il corso di laurea deve ammodernarsi in termini di contenuti, ma anche di programmazione degli accessi. Una delle peggiori ingiustizie è lasciare che gli studenti intraprendano un corso di laurea lungo e impegnativo, anche sul piano economico, quando si sa che il Paese può offrire un’occupazione soddisfacente soltanto a una parte dei laureati. Siamo la sola professione sanitaria che non ha una reale programmazione degli accessi e questo non è più sostenibile, pertanto abbiamo aperto un confronto con la Conferenza dei direttori dei corsi di laurea e con tutte le componenti professionali».
Sull’abusivismo professionale farmacia non mancano però, nonostante tutto, le note di cauto ottimismo: secondo De Angelis la tendenza, per ridurre i costi, è e sarà di far ricorso a una sola figura, laureata, utilizzabile sia al banco che per altre mansioni. «Già da tempo – dice invece il presidente della Fofi – abbiamo proposto che il farmacista debba firmare la prescrizione che spedisce. Ma a mio avviso l’abusivismo trova un ostacolo insuperabile con l’applicazione delle prestazioni avanzate – per esempio la revisione dell’utilizzo dei medicinali, l’aggiornamento del Dossier farmaceutico introdotto nel Fascicolo sanitario elettronico –, dove il farmacista diviene insostituibile, perché si richiedono competenze e preparazione di cui ha l’esclusiva. E su questo fronte la Federazione si è impegnata con successo: proponendo per prima il nuovo modello di farmacia di comunità, operando perché vi fosse una sua traduzione in legge e poi sostenendo la sperimentazione delle nuove prestazioni. Mi riferisco al Progetto pilota sulla Medicine use review, concluso poche settimane fa con ottimi risultati apprezzati anche al Congresso della International Pharmaceutical Federation, che affida alla farmacia il controllo sull’uso dei medicinali prescritti: un’esperienza concreta che ha coinvolto 80 farmacisti e quasi mille pazienti, della quale stiamo preparando la fase successiva».
La situazione per i più giovani, intanto, è sotto gli occhi di tutti, non è incoraggiante. «Molti farmacisti – racconta Alessia Nuzzo Mauro – spesso nemmeno rimborsano le spese al tirocinante, e altrettanto fanno con i praticanti, che non vengono pagati, come se fossero ancora degli studenti. Le associazioni di categoria sono assolutamente assenti: si pagano iscrizioni, contributi all’Enpaf, senza ricevere in cambio nulla, perché vengono tutelati solo i titolari. Gli ordini dovrebbero smascherare certi abusi, e aiutare i giovani e chi è in difficoltà nella ricerca di lavoro». Dello stesso tono la stoccata di De Angelis: «Negli anni gli ordini hanno perso parecchio potere negoziale, e se tutelano qualcuno, sono i titolari e basta».
Difronte a questo tema di stringente attualità FarmaciaVirtuale.it ha lanciato un’indagine sull’abusivismo professionale farmacia rivolta agli iscritti farmacisti collaboratori e farmacisti titolari; dicci anche tu se hai esperienza di personale non laureato al banco e cosa pensi dell’azione delle istituzioni di settore.
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