sanita-digitalePer dieci milioni di italiani è già realtà: dal medico di famiglia e dal pediatria di libera scelta possono andarci a mani vuote, senza buste del supermercato con le scatole dei farmaci (specie gli anziani, confondono i nomi o non li ricordano), i risultati di analisi ed esami vari, i referti dello specialista, la fotocopia della cartella clinica o ingombranti radiografie. Fine del terrore di essersi scordati un documento perché sta tutto nel computer del medico, non si deve tornare a casa a recuperarlo, riprendere l’appuntamento e rifare la fila. E sempre a mani vuote possono uscire: dal computer del medico la ricetta va in farmacia, le richieste degli esami nei laboratori che rimandano datae ora dell’appuntamento, il ticket pagato. Fine dei relativi spostamenti e ulteriori attese e file. O del pellegrinaggio per ospedali in caso serva un ricovero.

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Infine, se il malaugurato destino porta uno di questi 10 milioni di cittadini al pronto soccorso per un malore o un incidente, con la tessera sanitaria o il codice fiscale il medico di turno trova subito tutte le informazioni mediche, allergie ai farmaci comprese, del paziente. Anche se questo arriva incosciente e senza familiari (che inevitabilmente sono imprecisi) a cui chiedere, come spesso capita.

Il “miracolo” si chiama FSE (fascicolo sanitario elettronico), l’archivio dei dati anagrafici, medici e clinici che accompagnano la vita del cittadino, inseriti dal medico di famiglia e inviati dagli altri operatori sanitari a cui si è rivolto. L’archivio sta nei server della sua Asl o Regione e vi si accede con la tessera sanitaria personale. Il cittadino, ritirate le password alla Asl, dal medico di famiglia inserisce nel lettore di smart card connesso al computer dello studio la tessera sanitaria e sullo schermo compare il suo FSE. Idem, con un codice di accesso, da computer o smartphone collegato a Internet. Una rivoluzione i cui effetti sono approfonditi nelle brevi notizie qui a sinistra. Come una pagina Facebook, il FSE è lo snodo di collegamento ed interazione con tutti gli enti ed operatori sanitari di cui si serve il cittadino che inviano online le risposte. Via FSE, inoltre, si mandano i certificati all’Inps e all’Inail. Tutto però condizionato dall’assenso del cittadino all’istituzione del suo fascicolo, poi all’accesso da parte dei medici, che può essere parziale, potendo secretare a suo piacimento le informazioni contenute. Infine, è previsto un “taccuino” in cui l’utente scrive ciò che ritiene utile i medici sappiano di lui. I 10 milioni di italiani sono la somma di oltre 6 milioni su 9 milioni di cittadini della Lombardia, 3,7 su 4,5 dell’Emilia Romagna, le due Regioni che hanno avviato prima la realizzazione dello FSE. In fase avanzata i progetti di Toscana, Friuli Venezia Giulia, Veneto, Marchee Puglia dove spesso si sta procedendo a “macchia di leopardo”, completando parti del FSE (ricetta elettronica, consegna online dei referti, cartella clinica elettronica, ecc). Partita con tutti i crismi la Sardegna che, completate le infrastrutture informatiche (ogni Asl ha il server per FSE, il 90% dei cittadini la tessera sanitaria, il 60% dei medici di famiglia attrezzati e che stanno compilando i file dei pazienti), tra un mese avvia la campagna di comunicazione istituzionale, con spot del presidente della Regione Ugo Cappellacci che spiega ai cittadini il FSE.

«Il sistema della Sardegna si distingue per la piena rispondenza a tutte le indicazioni del ministero della Salute, dell’Agenzia per l’Italia Digitale, del DigitPA e del Garante della Privacy – spiega Federica Loi, direttore del Servizio Sistema informativo, Osservatorio epidemiologico umano, controllo di qualità e gestione del rischio Regione Sardegna – I nostri medici si connettono al FSE con gli standard internazionali e le ultime tecnologie di sicurezza, firmando digitalmente i documenti sanitari, che garantisce la provenienza, l’integrità o l’immodificabilità del documento». Il FSE è infatti un progetto europeo varato quasi 20 anni fa per rendere più efficiente la sanità ed abbattere i costi. Per questo le Regioni italiane, sempre più carenti di risorse, ci si stanno impegnando.

Ma, come al solito, sviluppando sistemi diversi e non comunicanti, cosa che farà lievitare i costi ed i tempi per l’integrazione nazionale ed europea. «Ma già così i vantaggi sono enormi, anche per i medici – spiega Nicolfranco Boccone, medico di medicina generale di Cagliari, tra i primi sperimentatori del fascicolo in Sardegna Niente più risposte, referti e altro da copiare e miglior controllo clinico del paziente. Ma i benefici maggiori per tutti arriveranno con gli anni. Penso, tra l’altro, all’epidemiologia. Certamente si dovrà dedicare più tempo per l’inserimento dei dati negli FSE, con maggiore attenzione alla privacy. Però quando tutti avranno il proprio FSE sapremo in tempo reale come stanno gli italiani, le malattie in aumento e dove, le nuove patologie, dove e quanto aumentare o diminuire risorse, uomini e mezzi e quanto altro ora richiede anni, un notevole dispendio di risorsee con risultati non sempre chiari». © RIPRODUZIONE RISERVATA

La Repubblica

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