di FAUSTA CHIESA
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Erbe e integratori
La cultura del benessere naturale sostiene il settore farmaceutico conunerciale, che resiste al calo del potere d’acquisto. Se, infatti, il mercato complessivo in farmacia nel 2012 ha perso complessivamente il 4 per cento ed è sceso a 24,8 miliardi di euro, il segno negativo totale è dovuto al mercato cosiddetto «etico» dei prodotti a prescrizione, che segnano un -5,9 per cento. Il calo dei consumi, però, non c’entra. «Non in questo caso –spiega Lorenzo Brambilla, direttore business unit consumer health di Ims, società multinazionale di rilevazione di mercato e consulenza del mondo farmaceutico —. Qui la causa è principalmente il crollo dei prezzi delle specialità medicinali vendute in farmacia a seguito della scadenza di alcuni brevetti. Con l’introduzione dei generici, c’è stata una contrazione a valore mentre in termini di unità vendute il mercato dell’etico è ancora stabile». Per la parte commerciale, che vale 10,2 miliardi (pari al 37 per cento del mercato totale) ed è sostanzialmente stabile (-0,6 per cento nel 2012), accade il contrario: c’è una contrazione dei volumi a fronte di un aumento del prezzo.
L’appuntamento
Farà il punto sul settore Cosmofarma, fiera leader per il mondo delle farmacie che si svolgerà dal 19 al 21 aprile a Bologna e che — secondo il presidente di BolognaFiere Duccio Campagnoli — è destinata a diventare sempre più importante. «Il ruolo del farmacista come tramite tra casa produttrice e consumatore finale sta diventando sempre più determinante – dice il presidente —. Cosmofarma si colloca all’interno di una trasformazione profonda che tocca l’assistenza sanitaria e la distribuzione dei prodotti, che sono a metà farmaceutici e quelli salutistici. Rivolgendosi alla rete dei 10 mila farmacisti italiani, la fiera accompagna le grandi cast ad’ af frontare questo passaggio che rende cruciale il ruolo di questi professionisti».
Molti interessi
Cosmetico, igiene personale, parafarmaceutico, nutrizionale, farmaceutico di libera vendita: il mercato commerciale è un mondo molto vario. Al suo interno, ci sono luci e ombre. L’unico segmento che cresce in valore (+0,2 per cento a 4,7 miliardi, mentre cala in volume del 3,1%) è quello dei prodotti da banco in libera vendita. Ma anche qui, bisogna fare un distinguo: «Il comparto tiene grazie al traino della nutraceutica con gli integratori e i fitoterapici (4,9 per cento), che mantengono il trend di crescita anche se in misura minore rispetto agli ultimi anni — spiega Brambilla —. La crescita è dovuta all’elevata dinamicità di questo mercato, caratterizzato dal lancio continuo di nuovi prodotti e sostenuto dal concetto di prevenzione che si evolve in benessere complessivo della persona». II personal care, fatto sostanzialmente da igiene e bellezza, ha perso il 2,1 per cento in valore e il 3,4 per cento in volume. Al suo interno, l’igiene personale è in linea con il calo del settore, l’igiene orale ha un trend più negativo (-3,7 per cento), la dermocosmesi perde meno (-1,5 per cento) e soltanto i prodotti solari sono in crescita. È stabile (-0,5 per cento a valore) il parafarmaceutico, che nel 2012 valeva 2,05 miliardi, mentre perde il 2,5 per cento il nutrizionale, che vale 465 milioni. I dietetici per l’infanzia perdono il 5 per cento a valore e il 7 per cento a volume, mentre «il mercato dei prodotti senza glutine per celiaci — spiega Brambilla — sta affacciandosi sempre di più su canali distributivi alternativi. E quindi importante per i farmacisti differenziare la propria offerta e reagire per evitare di perdere questo mercato, così come avvenuto nell’oral care in passato».
Concorrenza
Colpa anche della concorrenza delle parafarmacie e dei corner nella grande distribuzione? Non più. Anche se nell’ultimo anno la quota delle parafarmacie è leggermente aumentata trainata dalle nuove aperture, i corner segnano il passo. Nel 2012 le farmacie avevano l’89,3 per cento del mercato commerciale a fronte del 4,2 per cento della grande distribuzione organizzata e del 6,5 per cento delle parafarmacie. «L’Italia — spiega Brambilla — è l’unico Paese tra quelli del Sud Europa (Francia e Spagna) ad aver permesso la vendita di farmaci da banco fuori dalle farmacie, anche se solo in caso di presenza di un farmacista. A oggi, il fuori canale (nato nel 2006 con il decreto Bersani) copre il 10 per cento del mercato dei prodotti di libera vendita e si tratta di una quo- ta ormai stabile negli ultimi tre anni. Senza ulteriori modifiche alla normative non ci aspettiamo altri cambiamenti». Anzi il mercato delle farmacie potrebbe crescere grazie alla possibilità di aprire nuovi punti introdotta dal governo Monti.
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