La fibrillazione atriale è una delle aritmie cardiache di maggiore rilevanza clinica e una delle principali cause di morbilità e mortalità cardiovascolare. In seguito alla diagnosi, il paziente viene indirizzato verso una terapia con farmaci anticoagulanti, per ridurre il rischio tromboembolico, e antiaritmici, per controllare il ritmo cardiaco, con controlli periodici di follow-up. Nonostante la grande maneggevolezza dei farmaci, ci si è resi conto della necessità di modelli di follow-up che permettessero di monitorare nel tempo l’appropriatezza e la sicurezza di questi trattamenti farmacologici.

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I ricercatori coinvolti nello studio

A far luce su questi aspetti, nello studio «Aihemaf–P: An Innovative Healthcare Model for Atrial Fibrillation Patients» pubblicato sulla rivista scientifica “Pharmacy”, i ricercatori Raffaele La Regina della Farmacia La Regina di San Rufo (Sa), Pasquale Innelli del Dipartimento Cardiovascolare dell’Ospedale San Carlo di Potenza, Fulvio Glisenti e Gianbattista Bollani del Dipartimento di Ricerca della Health Telematic Network di Brescia, Eugenio Leopardi, presidente Utifar, Gian Franco Gensini del Comitato tecnico-scientifico della Facoltà di Wellness and Life Science della Pegaso International di Malta, Savina Nodari della Sezione di Cardiologia dell’Università di Brescia, Giuseppe La Regina del Dipartimento di Chimica e Tecnologie del Farmaco dell’Università Sapienza di Roma, Micaela La Regina dell’Unità di Governo Clinico e Gestione del Rischio dell’Asl 5 di La Spezia e Francesco Gabbrielli dell’Agenas di Roma.

Studio pilota è stato condotto presso una farmacia rurale

L’obiettivo primario dello studio era descrivere l’implementazione e gli esiti di un modello di “smart clinic” in cui il farmacista, opportunamente formato, svolge il ruolo di case manager e il paziente effettua i controlli previsti tramite la telemedicina e sistemi point-of-care testing (Poct), con possibilità di condividere in tempo reale gli esiti dei controlli con il medico di medicina generale e lo specialista di riferimento. Gli obiettivi secondari dello studio erano valutare l’aderenza ai controlli programmati, l’appropriatezza prescrittiva dei dosaggi e dei farmaci e l’aderenza alla terapia prescritta, il verificarsi di problematiche farmacologiche legate a interazioni farmacologiche, il verificarsi di complicanze emorragiche e/o tromboemboliche, l’accettazione da parte del medico di medicina generale e/o dello specialista delle segnalazioni effettuate dal farmacista e dei successivi interventi intrapresi, l’impatto economico e sociale di questo modello sul Servizio sanitario nazionale e sul paziente, l’impatto sulla qualità percepita dai pazienti coinvolti in questo innovativo processo di monitoraggio.

Oltre 200 interazioni farmacologiche di varia rilevanza clinica

Come emerso dal lavoro, i farmacisti di comunità e i servizi farmaceutici sono attori e contesti ideali che, se integrati nella rete assistenziale, possono favorire l’aderenza al piano di cura individuale e ottenere riduzioni di morbilità quotidiana e risparmi di costo attraverso un corretto controllo della malattia e la diagnosi precoce delle complicanze. L’adozione di modelli come quello esaminato per le varie patologie croniche di cui appare affetta la popolazione italiana, secondo i ricercatori favorirebbe l’aderenza dei pazienti ai percorsi di cura e agevolerebbe la riduzione dei costi come conseguenza della diagnosi precoce delle complicanze, nonché una riduzione dell’uso improprio dei servizi sanitari.

Ruolo e funzioni dei farmacisti “case manager”

Nel modello di cura esaminato nello studio, il farmacista di comunità, adeguatamente formato, assume il ruolo di “case manager” per i pazienti affetti da fibrillazione atriale non valvolare in trattamento con anticoagulanti orali ad azione diretta. In sintesi, il farmacista “case manager” segue i pazienti e svolge le attività di monitoraggio previste dal piano di cura individuale attraverso l’utilizzo di sistemi di telemedicina e point-of-care testing (Poct) direttamente in farmacia. Gli esiti delle attività di monitoraggio vengono condivisi in tempo reale con il medico di medicina generale e il cardiologo di riferimento del paziente, per definire eventuali interventi correttivi necessari. Il farmacista “case manager”, dunque, con il contatto continuo con il paziente e alla sua specifica formazione, può garantire appropriatezza, sicurezza ed efficacia della terapia farmacologica praticata, svolgendo un ruolo di supporto ai servizi sanitari territoriali senza sostituirsi alle altre figure professionali già presenti nella filiera assistenziale e facilitando sia la deospedalizzazione sia la gestione territoriale dei pazienti affetti da patologie croniche.

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