Gsk ha divulgato il 10 settembre 2024 i dati completi degli studi clinici di Fase III Swift-1 e Swift-2, che hanno valutato l’efficacia e la sicurezza di depemokimab in confronto al placebo in pazienti adulti e adolescenti affetti da asma grave con infiammazione di tipo 2, caratterizzata da un incremento degli eosinofili nel sangue. I risultati sono stati presentati durante la European respiratory society international conference a Vienna e pubblicati contemporaneamente sul New England Journal of Medicine. Come osservato da Gsk, «entrambi gli studi hanno raggiunto i loro endpoint primari con riduzioni statisticamente importanti nel tasso annualizzato di esacerbazioni clinicamente significative (attacchi d’asma) nell’arco di 52 settimane rispetto al placebo, con l’analisi aggregata pre-specificata che mostra una significativa riduzione del 54% delle esacerbazioni [Rate Ratio 0,46, 95% Ci, 0,36 – 0,59, p < 0,001] (Aer depemokimab 0,51 esacerbazioni all’anno rispetto al placebo 1,11)».

Analisi aggregata di Swift-1 e Swift-2

Inoltre «nell’analisi aggregata di Swift-1 e Swift-2, c’è stata una riduzione del 72% [Rr 0,28, 95% Ci 0,13 – 0,61, p 0,002] (Aer: depemokimab 0,02 rispetto al placebo 0,09) nell’endpoint secondario di esacerbazioni clinicamente significative che richiedono ospedalizzazione o visita al pronto soccorso rispetto al placebo1. Poiché l’analisi aggregata di Swift-1 e Swift-2 non ha effettuato il controllo per le comparazioni multiple, i risultati con un valore p significativo (<0,05) sono definiti nominalmente significativi. Nei singoli studi, gli endpoint secondari che valutavano la qualità della vita o la misurazione basata sui sintomi hanno mostrato miglioramenti ma non hanno raggiunto la significatività statistica rispetto al placebo».

Potenziale opzione terapeutica alternativa

Kaivan Khavandi, Svp, Global Head of Respiratory/Immunology R&D, ha affermato che «con un programma di dosaggio di sole due iniezioni all’anno, depemokimab ha il potenziale per essere il primo biologico a durata d’azione ultra-lunga approvato con dosaggio di sei mesi. Ciò potrebbe offrire ai medici e a milioni di pazienti con asma grave un’opzione che fornisce rassicurazioni sulla soppressione sostenuta nel tempo di un marcatore chiave dell’infiammazione di tipo 2 e una riduzione del tasso di esacerbazioni e ospedalizzazioni, l’obiettivo di trattamento fondamentale nell’asma».

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Risultati incoraggianti della ricerca

David Jackson, Frcp, Msc, Phd, autore principale di Swift-1 e Swift-2, professore di medicina respiratoria al King’s College di Londra e responsabile clinico per l’asma grave presso gli ospedali Guy’s e St Thomas’ di Londra, ha spiegato che «come medico, è incoraggiante vedere i risultati di una ricerca che potrebbe far evolvere la gestione dell’asma grave. Per me, prevenire le esacerbazioni e in particolare quelle che portano a ricoveri ospedalieri è una priorità di trattamento per le persone che visito con asma grave. Non solo le esacerbazioni sono traumatiche per i pazienti e contribuiscono a esercitare pressioni sui sistemi sanitari/ospedalieri, ma ogni esacerbazione può causare cambiamenti irreversibili al tessuto dei polmoni che nel tempo possono portare alla perdita permanente della funzionalità polmonare e rendere la respirazione del paziente progressivamente più difficile».

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