Lunedì 29 luglio 2024 l’impresa farmaceutica Ipsen ha fatto sapere che il Comitato per i medicinali ad uso umano (Chmp) dell’Agenzia europea per i medicinali (Ema) ha espresso parere positivo su elafibranor per il trattamento della Colangite Biliare Primitiva (Pbc), in combinazione con acido ursodesossicolico (Udca) negli adulti con una risposta inadeguata all’Udca o come monoterapia nei pazienti che non tollerano l’Udca. In aggiunta a ciò anche odevixibat ha ricevuto parere positivo dal Chmp come trattamento del prurito colestatico nella sindrome di Alagille (Algs) nei pazienti a partire dai 6 mesi di età. La Commissione europea valuterà ora le raccomandazioni del Chmp e la decisione finale sulle rispettive autorizzazioni all’immissione in commercio, prevista per il terzo trimestre del 2024.

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Elafibranor e la Colangite Biliare Primitiva (Pbc)

Ipsen ha ricordato che «elafibranor è un trattamentoprimo nella sua categoria (first-in class), agonista orale del recettore attivato dal proliferatore del perossisoma (Ppar). Ipsen ha acquisito i diritti per elafibranor da Genfit nel 2021. Il parere positivo del Chmp si basa principalmente sui dati dello studio di Fase 3 Elative. L’endpoint composito è stato raggiunto, con esiti che hanno dimostrato miglioramenti statisticamente significativi nei livelli di fosfatasi alcalina (Alp) e bilirubina totale (Tbc), due biomarcatori della progressione della Pbc. Per l’endpoint secondario chiave, la variazione dell’intensità del prurito, utilizzando il punteggio Pbc Worst Itch Nrs, è stata osservata una tendenza al miglioramento del prurito non statisticamente significativa per elafibranor rispetto al placebo. Per valutare il prurito sono state utilizzate altre due misure secondarie di esiti riferiti dal paziente nelle quali sono state osservate riduzioni maggiori con elafibranor rispetto al placebo alla settimana 52 secondo nel dominio del prurito del questionario sulla qualità della vita Pbc-40 (differenza media Ls -2,3, Ic 95%, da -4,0 a -0,7) e secondo il punteggio totale della scala 5-D Itch (differenza media Ls, -3,0, Ic 95%, da -5,5 a -0,5)».

Dati della sperimentazione clinica di Fase 3 Assert

Secondo Ipsen «il parere positivo del Chmp per odevixibat si basa sui dati della sperimentazione clinica di Fase 3 Assert, presentati al congresso 2022 dell’American Association for the Study of Liver Disease (Aasld) e recentemente pubblicati su Lancet Gastroenterology & Hepatology.2 Assert è il primo e unico studio di Fase 3 al mondo ad essere stato completato in pazienti affetti da Algs. I dati hanno dimostrato l’efficacia di odevixibat nel prurito – una misura del beneficio del trattamento – sulla base del punteggio peggiore del prurito valutato con uno strumento che si basa sugli esiti riportati dall’osservatore. I risultati hanno dimostrato miglioramenti statisticamente e clinicamente significativi per odevixibat rispetto al placebo in termini di gravità del prurito e di tendenza a grattarsi dal basale al mese 6, miglioramenti che sono stati osservati rapidamente e mantenuti durante il periodo di studio».

Riduzione statisticamente significativa della concentrazione sierica degli acidi biliari

Ipsen ha poi spiegato che «nello studio Assert è stata dimostrata anche una riduzione statisticamente significativa della concentrazione sierica degli acidi biliari alla fine del trattamento (endpoint secondario chiave), nei pazienti che hanno ricevuto odevixibat rispetto al placebo. Coerentemente con i miglioramenti osservati nel prurito, il trattamento con odevixibat ha determinato miglioramenti significativi nei parametri del sonno, riportati da diversi osservatori. L’incidenza complessiva degli eventi avversi emersi dal trattamento con odevixibat è stata simile a quella del placebo, con un basso tasso di diarrea correlata al farmaco nei pazienti affetti da Algs. Tutti i pazienti hanno completato lo studio, e 50 su 52 hanno aderito all’estensione in cui tutti hanno ricevuto odevixibat».

«Mettere sempre al primo posto i bisogni clinici insoddisfatti»

Christelle Huguet, Executive Vice President, Head of R&D Ipsen, ha commentato il parere del Chmp: «Siamo lieti di aver ricevuto, nello stesso giorno, il parere positivo dal Chmp per due potenziali nuovi farmaci per il trattamento di malattie colestatiche rare. Un risultato per nulla scontato, che dimostra il nostro impegno nel mettere sempre al primo posto i bisogni clinici insoddisfatti di chi vive con queste patologie. In assenza di terapie efficaci, la Pbc può progredire fino a determinare l’insufficienza epatica. La decisione di oggi ci avvicina alla possibilità di rendere disponibile elafibranor per i pazienti europei, come nuovo trattamento in grado di migliorare in modo significativo i livelli dei biomarcatori associati alla progressione della malattia, senza peggiorarne i sintomi. Inoltre, grazie all’opinione positiva su odevixibat, continueremo a lavorare per fornire una nuova opzione terapeutica ai bambini con la sindrome di Alagille, la cui salute epatica può peggiorare rapidamente insieme alla qualità di vita».

«Discutere dei sintomi che potrebbero compromettere la qualità della vita»

Secondo Marco Carbone, professore di Gastroenterologia, Università di Milano Bicocca e consulente epatologo presso il Centro Trapianti di Fegato dell’ospedale Niguarda di Milano, «la Pbc è una malattia progressiva con un elevato numero di pazienti che non rispondono ai trattamenti attualmente disponibili o che non li tollerano. Questo può comportare una continua progressione della patologia, che potrebbe non essere rilevata fino alla successiva visita del paziente, un intervallo che in alcuni casi può durare fino a 12 mesi. È importante non solo esaminare regolarmente i pazienti affetti da Pbc per garantire che i livelli di fosfatasi alcalina, o Alp, e bilirubina siano entro i limiti di normalità, ma anche discutere dei sintomi che potrebbero compromettere la qualità della vita, determinando potenzialmente la sospensione dei trattamenti in corso».

«Maggiore controllo della malattia»

Sindee Weinbaum, Patient Advocate della European Liver Patients’ Association, ha sottolineato che «è utile che le persone con diagnosi di Pbc sappiano che la progressione della malattia deve essere monitorata attraverso i livelli di biomarcatori nel sangue, come l’Alp. Essere consapevoli di questi livelli aiuta la persona con Pbc ad avere un maggiore controllo della malattia e a intraprendere un dialogo costruttivo con il proprio medico, al fine di controllare i sintomi e individuare quale sia il trattamento più adatto. Questo è importante per le persone con Pbc, che a volte possono sentirsi inascoltate».

«Trattamenti efficaci e ben tollerati»

Henkjan Verkade, Pediatric Gastroenterology and Hepatology, Department of Pediatrics, University of Groningen, Beatrix Children’s Hospital and University Medical Center Groningen, Netherlands, ha evidenziato che «trattamenti efficaci e ben tollerati in grado di gestire il prurito debilitante causato dalla sindrome di Alagille e di ridurre la concentrazione di acidi biliari nel sangue sono di grande importanza nella gestione e nella cura dei bambini affetti da questa malattia, il fatto che presto potrebbe essere disponibile una nuova opzione terapeutica rappresenta un passo importante. Questa condizione porta a molteplici complicazioni, la più significativa delle quali è il prurito intenso avvertito dai bambini e i conseguenti disturbi del sonno, che vengono segnalati dalla grande maggioranza delle persone che vivono e si prendono cura di un bambino con la sindrome di Alagille».

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