L’industria farmaceutica italiana si conferma un settore strategico per il Paese, registrando risultati eccezionali in termini di export, produzione e investimenti. È quanto emerso all’Assemblea di Farmindustria, tenutasi a Roma giovedì 4 luglio 2024, occasione in cui il presidente Marcello Cattani ha evidenziato il primato dell’Italia a livello mondiale per crescita dell’export farmaceutico tra il 2021 e il 2023, grazie all’impegno delle imprese internazionali e nazionali che continuano a investire nel territorio. Come spiegato da Cattani «la produzione ha toccato i 52 miliardi di euro nel 2023, con oltre 49 di export, nonostante le difficoltà causate dall’aumento dei costi del 30% rispetto al 2021. Gli investimenti sul territorio sono di 3,6 miliardi, di cui 2 in ricerca e sviluppo». Mentre «gli addetti sono 70mila (+2% nel 2023 e +9% in 5 anni), con un incremento di quasi il 20% di under 35 negli ultimi 5 anni, e con un’elevata presenza di donne, il 45% del totale. Industria che ha un welfare aziendale all’avanguardia ed è il primo settore tra quelli manifatturieri, secondo Istat, per competitività, con il più alto valore aggiunto per addetto, parametro di produttività per cui siamo migliori degli altri Big Ue».

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Responsabilità sociale e alternanza scuola-lavoro

L’industria farmaceutica italiana, dunque, gode di buona salute, e, come spigato da Cattani, «guarda al futuro con progetti di responsabilità sociale, anche con l’alternanza scuola-lavoro, nelle scuole superiori e negli Its per formare gli studenti e sviluppare le competenze necessarie alle imprese. Proprio con questo obiettivo è stato recentemente firmato un Protocollo d’Intesa con l’Egitto, nell’ambito del Piano Mattei, per la partnership tra imprese e per la formazione, attraverso scambi accademici e professionali di docenti e studenti».

I segnali dell’accelerazione scientifica e tecnologica

Cattani ha poi osservato che «negli ultimi cinque anni la crescita delle domande di brevetto farmaceutico nel Paese è stata del 35%, rispetto al +23% dei Big Ue». Per il Presidente di Farmindustria si tratta di «un segnale della straordinaria accelerazione scientifica e tecnologica che stiamo vivendo. Intelligenza artificiale, data driven industry, ricerca nello spazio, nuovi modelli di trial clinici, nuove frontiere di ricerca e sviluppo consentono sempre più la personalizzazione delle terapie». Nel dettaglio «cure “disegnate” sui singoli pazienti con tecnologie all’avanguardia arriveranno nei prossimi anni per trattare molte malattie e correggere difetti del genoma, in una prospettiva One Health di rispetto della salute delle persone e del pianeta». Ciò mentre «a inizio 2024 è stato raggiunto un record storico, per i farmaci in sviluppo nel mondo, 23mila, con investimenti in ricerca e sviluppo da parte delle imprese farmaceutiche di oltre 1.700 miliardi di dollari tra il 2023 e il 2028».

Necessario attrarre investimenti

Ciò nonostante, come osservato da Cattani, «la competizione globale corre sempre di più. Ecco perché essere veloci, attrarre investimenti e offrire innovazione deve diventare il must delle politiche dell’Unione europea e dell’Italia. Non possiamo avere una realtà a due velocità: un mondo che cambia rapidissimamente e assetti decisionali e regolatori fermi a venti anni fa. Serve voltare pagina per tenere il passo di altri Paesi in un contesto globale sempre più complesso. Ora è il momento di accelerare con determinazione, giocando su due tavoli».

Sguardo ai Paesi extra Ue

Quanto ai temi europei, secondo Cattani «per ricominciare a porre al centro il tema della competitività, dell’attrattività per gli investimenti, dell’autonomia strategica e delle catene di approvvigionamento. Bisogna poi avere il coraggio di rivedere completamente la proposta di revisione della legislazione farmaceutica che indebolisce la proprietà intellettuale. Proprio mentre Usa, Cina, Singapore, Emirati Arabi, Arabia Saudita mettono in campo politiche per rafforzare la propria struttura industriale. Basti pensare che il gap di investimenti in ricerca e sviluppo tra Ue e Usa è passato in 20 anni da 2 miliardi di dollari a 25. Con il 60% dei nuovi lanci di medicinali che avviene negli Usa mentre in Ue è meno del 30%. Secondo recenti dati Efpia, la Cina nel 2023 ha superato l’Europa come area di origine di nuovi farmaci: su 90 molecole a livello globale 28 arrivano dagli Usa, 25 dalla Cina, 17 dall’Ue. Cina che in ricerca e sviluppo cresce a ritmi 3 volte superiori a quelli del nostro Continente. Non bisogna perdere ulteriore terreno con scelte sbagliate che penalizzano l’attrattività e ci espongono a dipendenze strategiche. Si consideri che già oggi il 74% dei principi attivi di uso più consolidato dipende infatti da produzioni in Cina o in India così come il 60% dell’alluminio, materia prima fondamentale per le nostre imprese».

Cambiare in fretta la rotta e la prospettiva

Secondo Cattani «recuperare competitività significa cambiare in fretta la rotta e la prospettiva: la salute deve diventare prioritaria ed essere considerata un investimento che genera anche risparmi sociali ed economici evitando altri costi. E l’industria farmaceutica deve essere percepita come un’alleata su cui contare perché trasforma le conquiste scientifiche in cure per i cittadini». In Italia «è indispensabile una governance farmaceutica davvero moderna, con regole nuove, chiare, adatte alla rapidità dell’innovazione, superando il sistema del payback, tassa iniqua e aggiuntiva che grava sulle aziende per quasi 2 miliardi nel 2024».

Consentire l’uso del dato clinico per necessità di ricerca

Secondo Cattani sono «riforme da accompagnare a una semplificazione per la ricerca clinica e a regole per consentire l’uso del dato clinico per necessità di ricerca, nel rispetto della privacy». Inoltre «fondamentale è anche ridurre i tempi di accesso all’innovazione per i cittadini, ancora troppo lunghi – 14 mesi a livello nazionale, ulteriormente aggravati da quelli a livello regionale – con evidenti differenze sul territorio, che generano disuguaglianza e disomogeneità».

Focus sull’innovazione

Secondo Cattani «occorre riconoscere il valore dell’innovazione e rivalorizzare alcuni farmaci di grande diffusione e a basso costo, per garantire così la sostenibilità industriale messa in difficoltà a causa di un aumento strutturale dei costi. Con un finanziamento basato sulle reali esigenze di salute. Su Europa e Italia molto positiva è l’azione del Governo che ha dimostrato di credere nell’innovazione. Bisogna proseguire nel dialogo tra Istituzioni e industria collaborando nell’ottica di una visione condivisa dell’interesse nazionale. Perché solo insieme è possibile vincere in Europa e nel mondo».

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