Nell’attuale scenario globale, innovazione e collaborazione tra tutti gli attori dei sistemi sanitari sono diventati elementi cruciali affinché possa essere perseguito il fine ultimo della tutela della salute delle persone. L’esperienza della lotta contro il Covid-19, d’altro canto, ha dimostrato in che modo la scienza possa fornire soluzioni rapide ed efficaci per rispondere alle emergenze sanitarie, cambiando la storia naturale di molte malattie. L’industria farmaceutica italiana si trova di fronte a diverse sfide e opportunità. L’alfabetizzazione tecnologica e la diffusione del digitale hanno trasformato il settore, offrendo nuove opportunità per migliorare efficienza e accessibilità delle cure. In questo scenario, i farmacisti hanno un ruolo importante, essendo un punto di riferimento per i pazienti. Per affrontare questi temi, FarmaciaVirtuale.it ha intervistato Barbara Capaccetti, Country medical director e Vice president per Pfizer Italia. È stato discusso il ruolo delle imprese farmaceutiche, come Pfizer Italia, nel guidare l’innovazione, in particolare nel campo dei vaccini e delle malattie infettive.
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Avendo una vasta esperienza in aziende farmaceutiche leader, quali lezioni si è portata con sé nel suo attuale ruolo di Country medical director e Vice president per Pfizer Italia?
Da medico oncologo ho imparato che non si cura la malattia, ma il paziente. È questo il principio che porto sempre nel mio lavoro e che cerco di trasferire alle persone con cui collaboro. Per questo con il mio nuovo ruolo voglio contribuire anche a una visione organica del percorso di pazienti e caregiver, che parta dal loro ascolto. L’esperienza clinica e quella maturata all’interno delle aziende farmaceutiche mi hanno permesso di acquisire una profonda consapevolezza di cosa significhi contribuire al benessere dei pazienti, dell’importanza della ricerca e dell’equo accesso alle nuove terapie. Altro fondamento che ho imparato è che per avere un sistema salute che metta il paziente al centro è necessaria la collaborazione di tutti gli attori, che sono chiamati a garantire che la misure di prevenzione e la cura debbano raggiungere le persone giuste al momento opportuno.
Può parlarci di come Pfizer Italia sta gestendo l’innovazione nel campo farmaceutico, in particolare riguardo ai vaccini e alle malattie infettive?
L’esperienza della lotta comune contro il Covid-19, che ha visto collaborare da vicino pubblico e privato, ci ha dimostrato come oggi la scienza possa fornire soluzioni concrete anche in tempi rapidi per rispondere alle emergenze sanitarie e alle esigenze di milioni di pazienti nel mondo. Sapevamo già quanto i vaccini hanno cambiato la storia naturale di molte malattie e durante la pandemia abbiamo visto come avere un vaccino a disposizione abbia consentito di gestire un’emergenza mondiale. Pfizer continua il suo impegno nel monitorare le eventuali evoluzioni del virus per adattare il vaccino in modo tempestivo, ma la lotta alle malattie infettive deve avere un approccio ancora più ampio per poter essere efficace, affiancando ai vaccini, importantissimo strumento di prevenzione, anche farmaci in grado di controllare l’infezione virale e antibiotici efficaci quando servono. Ragionando a 360 gradi, sappiamo che il vaccino è importante nel frenare, agendo in maniera preventiva, anche il fenomeno dell’antimicrobico resistenza, che nel 2050 sarà la prima causa di morte. In poche parole, dobbiamo tener presenti tutti gli strumenti in un’ottica olistica nell’affrontare una circolazione sempre più diffusa e complessa di virus e batteri.
Considerando la sua esperienza nella gestione della pipeline di vaccini e farmaci nelle aree di immuno-oncologia e malattie infettive, quali sviluppi previsti potrebbero avere un impatto diretto sul lavoro dei farmacisti territoriali?
Oggi dobbiamo guardare oltre le varie aree terapeutiche e renderci conto che stiamo assistendo a una rivoluzione nel mondo della medicina e della sanità, a cui contribuiscono la rapida innovazione medico-scientifica, la digitalizzazione in sanità e, non da ultimo, i cambiamenti sociali e demografici. Sarà sempre più necessario rispondere attraverso l’attuazione di nuovi modelli di presa in carico integrati, in cui la farmacia dei servizi potrà avere un ruolo fondamentale. Dall’esperienza della pandemia abbiamo visto come anche i farmacisti possano avere un ruolo di primo piano come attore del sistema avendo favorito l’accesso alla vaccinazione, ai tamponi, e al percorso di cura, in modo tempestivo e capillare, come già accade, ad esempio, anche per la vaccinazione anti-influenzale e potrebbe accadere anche con altre vaccinazione previste dal calendario. Dal farmacista già da tempo è possibile sottoporsi a esami per i primi parametri vitali (ipertensione arteriosa, glicemia, elettrocardiogramma, colesterolo) e per effettuare test (Covid-19, ma anche streptococco e altri), ciò consente, ad esempio, di fare una prima valutazione se necessario o meno un antibiotico anche in ottica di contenimento dell’Amr. Attraverso semplici test si possono far emergere condizioni cliniche in maniera veloce, alleggerendo il Ssn, e aprendo la strada a eventuali approfondimenti medici. C’è ancora molto da fare, ma rispetto a 10 anni fa abbiamo visto che il ruolo del farmacista si è già evoluto, ci sono realtà delle best practices, esempi virtuosi, dove il farmacista fornisce dei servizi territoriali importanti e sempre più saranno un punto di riferimento per i pazienti più fragili che possono accedere presso le farmacie evitando attese, spostamenti e riducendo il potenziale rischio di infezioni in ambienti nosocomiali.
Basandosi sulle sue precedenti esperienze, quali sfide prevede per l’industria farmaceutica italiana nel prossimo decennio e come pensa che queste possano impattare sul lavoro dei farmacisti?
Le sfide future vanno affrontate insieme e le aziende farmaceutiche e i farmacisti possono essere partner dei sistemi sanitari, che devono garantire sostenibilità e accessibilità alle cure in un contesto sempre più complesso. L’alfabetizzazione tecnologica e la diffusione del digitale possono offrire al cittadino un servizio più vicino ed efficiente e in questo Pfizer crede così profondamente da aver rivisto la propria organizzazione e aver creato ruoli e funzioni dedicate in linea con il nostro purpose “Innovazioni che cambiano la vita dei pazienti”, un purpose che va ben oltre il farmaco. Per quanto riguarda nello specifico l’impatto sul lavoro del farmacista, già alcuni anni fa, in partnership con l’Università Cattolica, Cerismas e Fondazione Pfizer – che rappresento come presidente –, con il patrocinio della Fofi, abbiamo condiviso un progetto avente a oggetto l’individuazione di percorsi/modelli di telemedicina rivolto a pazienti con patologia cronica, da cui è emerso il ruolo attivo che possono assumere i farmacisti territoriali, per alleggerire la pressione sull’Ospedale e disincentivare l’uso inappropriato dei Pronto Soccorso, garantendo prestazioni sanitarie e mantenendo alti i livelli di salute.
Come pensa che il ruolo dei farmacisti nel sistema sanitario italiano possa evolvere nel prossimo decennio?
Sono convinta che, a fronte dei progressi scientifici e tecnologici, non ci possa essere un reale cambiamento senza intervenire sul territorio e senza dare un contributo al cambiamento culturale del tessuto sociale, dove il farmacista costituisce la figura sanitaria di più semplice accesso da parte del cittadino. Con l’incremento delle malattie croniche e il peso delle stesse sulla popolazione e sui costi per il Servizio sanitario nazionale, sarà necessario un aggiornamento degli attuali modelli organizzativi, focalizzando sempre più l’attenzione verso modelli territoriali che contribuiscono a prevenire le cronicità, intercettare le cronicità in fase non-acuta, monitorare l’evolversi della cronicità aiutando a prevenire fasi di riacutizzazione, monitorare l’aderenza delle terapie. Oggi la realtà della digitalizzazione in sanità può aiutarci a raggiungere questi obiettivi, pensiamo, ad esempio, alla gestione di percorsi di telemedicina e al contributo che possono dare i farmacisti nel supportare i cittadini.
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