È in corso una petizione lanciata dal Comitato No Enpaf, rivolta al ministro del Lavoro Andrea Orlando e a tutti i membri dell’XI Commissione (Lavoro pubblico e privato). Il documento, che può essere sottoscritto online, chiede di prendere in carico la discussione della proposta di legge 3076 (Gribaudo) che, se approvata, secondo il Comitato «renderà giustizia sociale e previdenziale ai farmacisti dipendenti che, dal dopoguerra a oggi, pagano già come tutti gli altri lavoratori il contributo Inps come primo pilastro di ente previdenziale ma, dal 1946, una volta iscritti all’Albo sono obbligati in modo inscindibile all’iscrizione d’ufficio all’Ente nazionale di previdenza e assistenza farmacisti (Enpaf), con esosi costi annuali che vessano borsisti, disoccupati, dipendenti e precari».
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I contenuti della proposta di legge Gribaudo
Il 21 luglio 2021 il Comitato No Enpaf ha presentato alla Camera dei Deputati, nel corso di una conferenza stampa, la proposta di legge 3076 dell’onorevole Chiara Gribaudo. Il testo, intitolato “Disposizioni concernenti il regime previdenziale dei farmacisti”, si articola essenzialmente in tre punti, ovvero l’abolizione per legge dell’obbligo contributivo Enpaf per coloro che hanno già una previdenza di primo pilastro e per i disoccupati, l’introduzione di aliquote contributive legate al reddito, la convergenza dei contributi già versati dai farmacisti che potrebbero optare per la cancellazione dall’Ente. «Tutti i farmacisti iscritti all’Albo sono obbligati all’iscrizione d’ufficio all’Enpaf, anche se in regime di lavoro subordinato o se disoccupati – dichiara il Comitato in una nota -. Questo a causa di un’anacronistica legge del dopoguerra (legge 233/1946, art. 21) ancora oggi in vigore. Un regolamento farraginoso, che spesso si traduce in un calvario economico e lavorativo, piuttosto che in una risorsa previdenziale, per le fasce più deboli come precari, neolaureati e disoccupati».
I casi maggiormente interessati
La posizione del Comitato No Enpaf nasce dall’osservazione di alcune situazioni professionali di cui si è fatto portavoce. «Il Comitato rappresenta quei farmacisti che reclamano da anni e a gran voce giustizia sociale e previdenziale, chiedendo l’abolizione dell’obbligatorietà di iscrizione all’Enpaf. Si tratta di un problema intergenerazionale. Riceviamo ogni giorno numerose testimonianze sconfortanti, sia di giovani farmacisti che, per svariati motivi, iniziano la carriera lavorativa già con un esoso debito nei confronti dell’Enpaf, sia da parte di farmacisti affermati che sanno che dopo 30 anni di contribuzione (se riusciranno a raggiungere questo termine temporale) porteranno a casa una pensione irrisoria a fronte di quanto versato negli anni. I farmacisti dipendenti meritano con urgenza dopo tanti anni e tante battaglie, una legge che li tuteli e che possa difendere il loro sacrosanto diritto alla libera scelta di una previdenza complementare, scelta a oggi resa difficile in quanto obbligati a pagare una seconda previdenza di tasca propria».
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