Come è noto, il 26 ottobre 2019 l’Agenzia italiana del farmaco (Aifa) ha istituito la Nota 96, relativa ai farmaci per prevenzione e trattamento della carenza di vitamina D. Ciò mediante la pubblicazione dell’atto in Gazzetta Ufficiale n. 252, a cui era seguita poi un’ulteriore integrazione. Il provvedimento «si colloca nell’ambito delle attività di rivalutazione dell’appropriatezza prescrittiva che hanno condotto la Commissione tecnico-scientifica dell’Aifa, sulla base delle evidenze scientifiche disponibili, a ritenere opportuno introdurre nuovi criteri regolatori per la prescrivibilità a carico del SSN, nella popolazione adulta, della vitamina D».
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L’impatto della Nota 96 sulle prescrizioni
In che modo le restrizioni introdotte con la Nota 96 hanno influenzato gli andamenti prescrittivi? Con l’intento di rispondere a questa domanda, l’Aifa ha rilevato che «i dati su consumi e spesa dei farmaci a base di vitamina D suggeriscono un recupero nell’appropriatezza prescrittiva di questa classe di medicinali a nove mesi dal provvedimento Aifa». Ciò sulla base dei dati relativi ad un monitoraggio effettuato «attraverso l’analisi dei dati nazionali e regionali». Secondo quanto evidenzia l’agenzia governativa, «nei primi nove mesi di applicazione della Nota 96 (novembre 2019/luglio 2020) si registra complessivamente una diminuzione dei consumi e della spesa per questa classe di farmaci di oltre il 30% rispetto ai periodi precedenti, sia in termini di confezioni erogate sia di spesa sostenuta dal Servizio Sanitario Nazionale, con un risparmio medio mensile di circa 9,8 milioni di euro».
Un documento di diverse società scientifiche
In un documento pubblicato lo scorso agosto, diverse società scientifiche avevano rilevato gli aspetti critici della Nota 96, suggerendo possibili miglioramenti. Secondo le sigle, la Nota 96 non considera i problemi di affidabilità e riproducibilità dei diversi metodi di determinazione della 25-OH-D né l’assenza di standardizzazione della misura di 25-OH-D. Le stesse società, inoltre, avevano sottolineato che la Nota 96 è utile a contrastare il ricorso immotivato alla supplementazione di vitamina D, mostrando come lo screening non debba essere proposto in maniera indiscriminata a tutta la popolazione.
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