«Il tragico episodio di Firenze non può lasciare indifferenti. Nel nostro paese non si conoscono fenomeni di abuso di medicinali analgesici oppioidi analoghi a quelli che si registrano in altre realtà, tuttavia occorre tenere alta la guardia. Per questo va applicata con il massimo rigore la normativa vigente che impone la presenza di una prescrizione medica per la dispensazione di tutti questi farmaci: per alcuni la ricetta speciale per gli stupefacenti e per altri quella del Ssn o quella “bianca” non ripetibile”». Sono le parole di Andrea Mandelli, presidente della Federazione degli ordini dei farmacisti italiani (Fofi), in merito al caso dei due fratelli trovati senza vita in un hotel a Firenze. Secondo quanto riportato dalla stampa locale, i due giovani avrebbero assunto un cocktail a base di farmaci, alcol e probabilmente altre sostanze. Gli accertamenti in corso consentiranno di chiarire le esatte cause della loro morte. In proposito, le cronache hanno riferito che le autorità hanno rinvenuto sul posto uno scontrino fiscale di una farmacia con riportato il nome di un farmaco a base di ossicodone, molecola oppioide agonista puro con potenza simile alla morfina.
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«Attualmente – spiega Mandelli in una nota – è in corso un’indagine giudiziaria che accerterà se vi sono responsabilità da parte di un farmacista e quali. Quando i fatti saranno accertati, come di prassi, sarà l’Ordine provinciale di Firenze ad assumere le iniziative disciplinari necessarie». In aggiunta a ciò, Mandelli evidenzia che «da parte nostra non possiamo che ribadire l’obbligo, deontologico oltre che legale, di non consegnare senza ricetta nessun farmaco che la richieda, come peraltro fanno ogni giorno gli oltre sessantamila farmacisti che operano nelle ventimila farmacie italiane». Per questo motivo, conclude, «se dovessero emergere responsabilità a carico di farmacisti si agirà con la massima tempestività e fermezza».
In merito all’erogazione di farmaci senza ricetta erano intervenute a più riprese diverse sigle. Tra queste, l’Associazione scientifica farmacisti italiani (Asfi) che lo scorso gennaio aveva invitato tutti i farmacisti al rispetto della normativa vigente e gli Ordini professionali ad intervenire nel caso di illeciti. «Chi vende medicinali che possono causare danno alla salute – aveva sottolineato l’Asfi -, senza rispettare le regole di corretta dispensazione, è il peggior nemico della nostra professione». Al tempo, l’intervento si rese necessario in seguito della pubblicazione di alcune notizie riferite alla diffusione, tra gli adolescenti, del consumo di “Purple Drank”, mix ottenuto mediante la miscelazione di medicinali a base di codeina e bevande alcoliche.
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