Come comunicato ai propri lettori da FarmaciaVirtuale.it, Federfarma ha ribadito in una nota la distinzione tra “farmaci carenti” e “farmaci indisponibili”. I primi relativi a dinamiche di ordine produttivo, i secondi conseguenti al problema del fenomeno del parallel trade. Sul tema delle indisponibilità, questa volta non relative alle farmacie territoriali, ma a carico delle strutture pubbliche, con specifico riferimento ai farmaci innovativi, è intervenuta Cittadinanzattiva. La Onlus ha infatti presentato i dettagli di un’indagine volta chiarire il fenomeno dell’indisponibilità dei farmaci innovativi, delle relative carenze, ma anche di altri problemi a carico delle strutture deputate all’erogazione di tali medicinali.

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A tal proposito, l’organizzazione, fa sapere che «quasi un medico su due dichiara di non aver potuto prescrivere un farmaco innovativo perché non disponibile nella struttura (36%) o per seguire indicazioni amministrative o delle Commissioni regionali/aziendali sull’accesso al trattamento (34%)». Ciò a causa dei «tempi e i passaggi burocratici», evidenziando che «l’inserimento del farmaci nel prontuario terapeutico regionale o aziendale alla prescrizione occorrono mediamente da 1 a 3 mesi (per circa il 40% dei professionisti)», oltre che «dalla pubblicazione della delibera all’approvvigionamento, possono trascorrere dai 31 ai 120 giorni (per circa un terzo dei professionisti)».

Particolari focus dell’indagine riguardano le commissioni e i prontuari terapeutici regionali, per i quali Cittadinanzattiva evidenzia che «due terzi circa dei medici non conosco le tempistiche e la frequenza delle riunioni della Commissione, ma solo un medico su tre e più di un farmacista su due ritengono che le tempistiche siano coerenti ai bisogni di accesso alle terapie innovative». Inoltre, con riferimento alle commissioni e prontuari terapeutici aziendali, la Onlus spiega che «solo il 16% dei medici, rispetto al 50% dei farmacisti, è informato dell’esistenza della Commissione».

Venendo al tema delle indisponibilità dei farmaci innovativi, Cittadinanzattiva evidenzia nell’indagine che «il 58% dei medici e il 35% dei farmacisti dichiarano che il farmaco innovativo è sempre disponibile e, in caso di indisponibilità, quasi la metà dei medici riferisce che il Centro contatta quello di prossimità per un “invio protetto” ed informa la persona sui centri alternativi presso cui rivolgersi». In più, «secondo il 31% dei farmacisti, il Centro provvede a richiedere l’invio del farmaco alla farmacia della struttura che ne è sprovvista ed informa la persona dell’impossibilità di erogare il farmaco; inoltre nel 23% dei casi si contatta la persona per rinviare l’appuntamento/visita».

Carenze strutturali anche per i centri prescrittori, su cui Cittadinanzattiva sottolinea che «seppur medici e farmacisti ritengono che il numero dei Centri prescrittori sia adeguato ai bisogni di accesso ai farmaci innovativi (73,5% dei medici e 77% dei farmacisti), allo stesso tempo emerge che il Centro è sottodimensionato per dotazioni tecnologiche e strumentali, di personale e di capacity della struttura (66% dei medici e 50% dei farmacisti)». Anche le liste di attesa presentano anomalie, Cittadinanzattiva infatti rileva che «esiste un problema di liste di attesa per i pazienti eleggibili al trattamento: lo conferma il 16% dei medici e il 25% dei farmacisti, principalmente a causa  del mancato approvvigionamento dei farmaci, dei criteri di priorità di carattere clinico o sociale, ad esempio il criterio della residenza, e di budget (perché insufficiente o non ancora individuato)».

«L’accesso alle terapie farmacologiche – spiega Francesca Moccia, vice segretaria generale di Cittadinanzattiva -, anche innovative, è uno degli ambiti in cui più di frequente riscontriamo disparità regionali nell’organizzazione dei servizi e disuguaglianze fra i cittadini». Per questo motivo, commenta la dirigente, «temiamo fortemente che le riforme attualmente in discussione per le autonomie differenziate possano peggiorare ulteriormente la situazione». In tale ottica «stiamo lavorando affinché vada in porto la nostra proposta di riforma dell’art.117 della Costituzione, che mira a rafforzare e a restituire centralità alla tutela del diritto alla salute in modo tale che nessuna inerzia o vincolo istituzionale possa compromettere la garanzia di tale diritto in qualsiasi parte del territorio del nostro Paese».

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