Tutela dei whistleblowersLa Commissione europea ha presentato una bozza di direttiva per armonizzare le legislazioni nazionali degli Stati membri e rafforzare le norme in materia di tutela dei “whistleblower”. Si tratta di coloro (letteralmente “suonatori di fischietto”) che denunciano degli illeciti o dei reati di cui sono venuti a conoscenza, e che riguardano le istituzioni pubbliche, le organizzazioni nazionali e internazionali, o le aziende private per le quali essi lavorano. A darne notizia è il portale Fisco Oggi dell’Agenzia delle Entrate, che sottolinea come il Parlamento europeo si sia già pronunciato in materia «con due risoluzioni nel gennaio e nell’ottobre del 2017, chiedendo alla Commissione di proporre un intervento legislativo sulla questione». Inoltre, «il Consiglio, nelle sue conclusioni sulla trasparenza fiscale dell’11 ottobre 2016, ha incoraggiato l’esecutivo comunitario a muoversi su questo fronte». E anche i cittadini hanno preso posizione «attraverso la consultazione pubblica lanciata dalla Commissione lo scorso anno. Su ben 5.707 risposte inviate sia da singoli, sia da organizzazioni, associazioni e altri organismi interessati all’argomento, il 99,4% si è dimostrato favorevole alla protezione dei whistleblower e il 96% a un intervento legislativo che garantisca degli standard minimi di tutela all’interno dell’Ue».
La bozza di direttiva definisce chi sono i whistleblower e in quali ambiti dovrà essere applicata la tutela. «In particolare – prosegue Fisco Oggi – a essere interessati sono il settore degli appalti pubblici, i servizi finanziari, la prevenzione del riciclaggio e del terrorismo finanziario, la sicurezza nucleare, dei prodotti, del cibo, della salute, degli animali e dei trasporti, il welfare pubblico, la protezione dell’ambiente e dei consumatori, della privacy e dei dati personali, la sicurezza delle reti e dei sistemi informativi, l’evasione e l’elusione fiscale». Nel caso dei privati, saranno interessate «le aziende con 50 o più impiegati o con un volume d’affari o bilancio annuale di almeno 10 milioni di euro». La proposta è di istituire in ciascun Paese Ue delle autorità indipendenti alle quali i cittadini potranno esporre le proprie denunce, e suggerisce in quali casi tutelare il whistleblower. Viene infine stabilito «che gli Stati membri debbano inviare ogni anno alla Commissione un report con il numero delle segnalazioni ricevute. L’esecutivo Ue, a sua volta, dopo sei anni dall’applicazione della direttiva, dovrà inviare un resoconto al Parlamento e al Consiglio sull’attuazione delle regole e sulla necessità di introdurre eventuali misure aggiuntive».
Nel dicembre del 2017 in Italia è stata pubblicata la legge che tutela tali figure. La norma prevede, tra le altre cose, «che il dipendente che segnala illeciti, oltre ad avere garantita la riservatezza dell’identità, non possa essere sanzionato, demansionato, licenziato o trasferito».

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