Ne avevamo già parlato all’inizio del loro percorso professionale, e abbiamo continuato a seguirne l’andamento. I giovani fondatori di Officina Italica, Giuseppe Fusco e Matteo Dal Bosco, farmacisti, e Tommaso Sansoni, biologo molecolare, continuano ad andare avanti e ad arricchire la propria esperienza, in barba alla crisi e ad un sistema lavorativo quasi immobile, che spesso costituisce un vero e proprio ostacolo per chi tenta di differenziarsi e crescere.I tre colleghi si sono incontrati all’università di Ferrara e, spinti dal desiderio di mettere in pratica le nozioni acquisite frequentando il master in Scienze e Tecnologie Cosmetiche, hanno deciso di intraprendere un viaggio – come amano definirlo – nel settore della cosmetica. La chiave di volta è stata la fusione dell’esperienza tecnica, acquisita attraverso gli studi, con una conoscenza approfondita di alcuni prodotti d’eccellenza del territorio italiano, come l’olio d’oliva toscano, il peperoncino calabrese o il pomodoro campano.Ripercorriamo brevemente i passi seguiti dalla giovane azienda, facendoci raccontare da uno dei protagonisti, Giuseppe Fusco, qualcosa in più rispetto alla loro esperienza.
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In tempi non sospetti, Aristotele pronunciò questa frase: “In tutte le cose della natura esiste qualcosa di meraviglioso”. Immaginiamo che sia proprio questo il pensiero di Officina Italica.
Sì, il concetto si sposa pienamente con il nostro modus operandi. Qualsiasi materia prima possiede un’azione cosmetica o terapeutica e, per la tipologia di prodotti che offriamo, la natura rappresenta una fonte inesauribile d’ispirazione, nonché di stimolo, perché ogni nuovo ingrediente, qualsiasi elemento che andiamo a lavorare, deve essere studiato a lungo, in maniera da approfondire effetti e azioni che a volte non conosciamo completamente.
Una sorta di formazione sul campo…
Certamente, partiamo da un’analisi accurata degli elementi principali che inseriamo nelle nostre preparazioni, parallelamente allo studio delle pubblicazioni scientifiche. Viviamo tutti e tre all’interno di realtà territoriali differenti, che coprono il nord, il centro e il sud Italia; ciò ci ha consentito di entrare in contatto diretto con le aziende che ci forniscono le materie prime, in modo da conoscere bene ciò che andiamo a trattare, al fine di renderlo funzionale nel momento in cui viene trasformato in prodotto finale.
Ogni cosmetico ha una precisa connotazione regionale, che parte dal Veneto per arrivare alla Sicilia. È questo quello che definite “made in Italy spinto”?
In realtà, questa definizione è un’assunzione di responsabilità, abbinata a un forte senso di appartenenza alla nostra terra. Al giorno d’oggi il “made in Italy” è diventato uno slogan, spesso privo di un valore reale. Noi abbiamo voluto applicarlo all’intera filiera di produzione: dalle materie prime, fino ad arrivare alle professionalità impiegate nei processi di lavorazione, è tutto rigorosamente italiano, scelto e controllato. In questo modo, oltre a ricambiare la generosità di un territorio come il nostro, riusciamo a portare avanti i concetti di cura e attenzione nei confronti dell’utilizzatore finale.
Cosa pensa di quelle aziende che abbracciano una filosofia esclusivamente mirata al profitto, tralasciando la qualità delle materie prime?
Non è condivisibile l’idea di chi persegue una logica di risparmio a discapito della qualità dell’offerta. Quando ci si inserisce in un canale come quello farmaceutico è necessario offrire un prodotto di qualità, adeguato al contesto in cui si opera. È il concetto della logica di mercato, nonché il modo migliore per permettere ai clienti non soltanto di scegliere un prodotto, ma anche di approvare un progetto, una scelta aziendale.
Siamo partiti parlando di un viaggio, ovviamente metaforico. Ci dice dove siete arrivati in questo momento e quale sarà la vostra prossima tappa?
Ora siamo arrivati in Lombardia, regione in cui abbiamo valutato le caratteristiche di un nuovo elemento, la mela, che possiede in sé un effetto peeling che dona alla pelle un effetto rigenerante. Abbiamo coniugato le proprietà dell’estratto del frutto con una proteina anti inquinamento, e il risultato è un nuovo fluido antiage, che svolge una duplice azione di pulizia e protezione. La prossima tappa del viaggio? Il Piemonte.
Cambiereste qualcosa del vostro percorso aziendale o rifareste tutto?
A parte qualche piccolo aggiustamento, assolutamente normale all’interno di un percorso condiviso, il fulcro delle scelte che abbiamo fatto resta ben saldo. Penso di poter dire che rifaremmo tutto, con lo stesso impegno e le medesime scelte, perché il nostro pensiero è diventato la strada da seguire. Non una qualsiasi, ma la nostra strada.
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