ddl concorrenza fregolent«Stiamo cercando di trovare un equilibrio e una soluzione per molte realtà che non riescono più a reggere»: così l’On. Silvia Fregolent, parlamentare del Partito Democratico, che in merito al tema “parafarmacie”, considerato «un’anomalia tutta italiana», lo scorso marzo aveva sottolineato come fosse «necessario risolvere la questione senza più aspettare».

Sono stai fatti dei passi avanti in questi mesi?

«Stiamo continuando a parlarne e a sensibilizzare i parlamentari per trovare una convergenza sul tema, anche perché tra poco si arriverà alla Legge di Stabilità. Il PD mi sta dando soddisfazione in questo senso, molti colleghi del partito appoggiano le mie idee. È necessario trovare una soluzione entro la fine di questa legislatura, anche perché esistono molte realtà che non riescono a reggere e arrivano alla chiusura. Sta diventando una questione sindacale, una vera e propria emergenza».

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Aveva proposto di risolvere la situazione con un decreto ad hoc. A che punto siamo?
«Con il ministro Carlo Calenda avevo pensato ad un decreto specifico, ma non detto io i tempi del governo. Nella legge di stabilità ci potrà essere uno spazio anche per questo».

Il Ddl concorrenza è stato approvato lo scorso agosto. Qual è il suo punto di vista su questo provvedimento?
«Avrebbe potuto essere più coraggioso, invece non lo è stato. Come primo provvedimento, diciamo che doveva essere fatto ed è stato meglio approvarlo piuttosto che non fare nulla. Non viene affrontata tutta la questione delle partecipate, e nemmeno il tema delle professioni. Non è stata realizzata una vera e propria rivoluzione».

Con il Ddl si consente l’ingresso delle società di capitali nelle proprietà di farmacie e si apre il mercato ai grandi gruppi della distribuzione del farmaco. Per alcuni, in questo modo si è preferito privilegiare le multinazionali piuttosto che le parafarmacie. Cosa ne pensa?
«Non è così. Per quanto riguarda la distribuzione dei farmaci di fascia C non potevamo fare altrimenti, ci siamo attenuti alla sentenza della Corte costituzionale. L’ingresso dei capitali serve a rivitalizzare il mercato.
Abbiamo pensato fosse necessario iniettare liquidità piuttosto che vedere in crisi molte realtà, non solo parafarmacie, ma anche farmacie montane o situate in piccoli borghi».

Inoltre, nella compagine sociale della proprietà delle farmacie non è stata prevista la presenza obbligatoria del farmacista. Viene privilegiato l’aspetto commerciale a quello professionale?
«No, viene privilegiata la questione legata ai capitali rispetto al resto.
Il ruolo del farmacista rimane cruciale, altrimenti non esisterebbe la farmacia. Abbiamo posto alcuni paletti e preferito favorire l’inserimento di privati nelle farmacie piuttosto che vederle chiudere o vendere».

Secondo alcuni rappresentanti di categoria, il provvedimento favorirebbe la concorrenza solo a parole e potrebbe creare situazioni di oligopolio. Qual è il suo punto di vista?
«Abbiamo previsto limiti e fasce molto stringenti in tal proposito.
Chiunque passeggi per le strade, può vedere la presenza di intere catene, spesso anche straniere. È una realtà che già esiste, noi l’abbiamo normata».

Quali sono secondo lei gli aspetti positivi del Ddl?
«È la prima legge sulla concorrenza, abbiamo sfatato un tabù. Forse però le aspettative erano troppo elevate e le tematiche da affrontare troppo eterogenee. Si tratta comunque di un passo avanti».

Come vede il futuro di farmacie e parafarmacie?
«Dovrebbero collaborare per trovare insieme una soluzione, sia per le farmacie che devono affrontare la concorrenza su alcuni prodotti, sia per le parafarmacie che necessitano di una svolta per reggere il mercato. Farsi la guerra non porta a niente di positivo».

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