L’Associazione dei farmacisti americani: «Ecco i problemi del nostro mestiere»

«In quanto farmacisti, siamo stati formati a migliorare i risultati clinici dei pazienti e a far risparmiare denaro ai servizi sanitari. Immaginate cosa accadrebbe se queste qualità fossero sfruttate pienamente. Eppure, benché sia noto che l’apporto dei servizi resi dai farmacisti possa migliorare la vita dei pazienti, siamo ancora costretti a far fronte a barriere che ci impediscono di centrare appieno questo obiettivo». A spiegarlo è Thomas R. Menigham, vice presidente e amministratore delegato di FAPhA (la Federazione delle Associazioni dei farmacisti americani), in un editoriale apparso sul magazine online specializzato Pharmacy Today. Il dirigente ricorda che nel settore esiste una serie di interessi a volte in conflitto tra di loro, per i quali occorre trovare un equilibrio. «I farmacisti devono bilanciare le richieste del management, dei pazienti e dei professionisti della salute. Rispondere alle telefonate, ai problemi dei ritardi nei pagamenti, controllando al contempo il lavoro dei tecnici collaboratori e degli studenti». Menigham ricorda quindi le differenti visioni che spesso si riscontrano tra i decisori politici su questioni come l’uso della cannabis terapeutica, nonché i problemi di tutti i giorni: «Siamo quelli contri i quali si punta il dito quando i pazienti non riescono a fare fronte ai costi per i farmaci». «La APhA – ha concluso – sta lavorando per cercare di rimuovere molti di questi problemi. Ad esempio, assieme ad un gruppo di lavoro guidato dalla American Medical Association stiamo chiedendo una riforma che punti a migliorare la continuità delle cure e a semplificare gli adempimenti amministrativi. Oggi i dipendenti spesso hanno la sensazione di non avere a disposizione gli strumenti necessari per poter fare tutto ciò che vorrebbero, mentre i titolari devono fare continuamente i conti con i paletti finanziari». Anche negli Stati Uniti, insomma, il mestiere di farmacista non è semplice.