Come mai in Italia per far arrivare le medicine in oltre 18.000 farmacie e 3.000 ospedali, senza contare le parafarmacie e i punti vendita della Gdo, sono necessari più di 150 depositari-concessionari, decine di aziende di trasporto con il loro indotto di appalti e subappalti, 150 distributori regionali, una quarantina di cooperative e quasi 400 farmacisti-grossisti, mentre in Germania e Francia, Paesi comparabili per sistema sanitario, per fare questo stesso lavoro di strutture distributive ne bastano una dozzina, ben organizzate, ben collegate con l’industria, che privilegiano la velocità e il servizio al cliente finale, ovvero al paziente? A chiederselo è il magazine Economy, che in un articolo pubblicato il 1 giugno scorso parla di «arretratezza» e cita un paper pubblicato dall’università Carlo Catteneo di Castellanza (Varese), secondo il quale occorrerebbe spostarsi verso un sistema basato su una catena distributiva «ripensata a misura di chi ha bisogno del farmaco». Secondo Economy è necessaria una nuova «alleanza tra i vari player della catena»: dall’industria farmaceutica ai grossisti, ai concessionari e ai farmacisti. «Tutti questi attori della logistica sono chiamati a reinventarsi. L’industria deve considerare la logistica non un affare che non la riguarda ma un servizio che integra il prodotto; il concessionario deve gestire i magazzini esattamente come fa Amazon, applicando il massimo della tecnologia e dell’innovazione; il grossista deve pensare all’efficienza e alla capillarità; il farmacista deve diventare il terminale intelligente del processo, l’orecchio attento alla domanda del paziente». L’articolo ricorda quindi che «gli standard delle cosiddette “buone pratiche distributive” fissati da una direttiva europea del 2013 non sono stati ancora recepiti nell’ordinamento italiano, ma va detto che leggi regionali, codici sanitari e leggi ordinarie hanno creato un sistema che dà sufficienti garanzie di qualità e di sicurezza». Ma non tutto va come dovrebbe, prosegue il magazine. «Il 75% delle aziende sanitarie utilizza ancora il fax o la mail con i pdf in allegato per fare le gare d’appalto o interloquire con i fornitori e solo il 25% è associato al sistema Dafne». Infine, Economy ricorda che entro il 2025 l’Italia dovrà applicare la direttiva europea 62 del 2011 «che impone la tracciabilità del farmaco in ogni momento del processo distributivo (grazie al bollino ottico e a continui scambi d’informazione tra aziende e Aifa). È bene che si lavori per non farsi trovare impreparati».
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