venanzio gizzi assofarmDopo l’approvazione del disegno di legge sulla Concorrenza, anche Assofarm ha reso noto il proprio giudizio: «Pur non intendendo scendere nel dibattito, a tratti nervoso, creatosi attorno al voto di fiducia posto dal governo sulla votazione del Ddl Concorrenza in Senato, la nostra posizione è chiara da tempo. Non siamo contrari in modo aprioristico all’entrata delle società di capitale nel mondo delle farmacie. Anche perché all’interno di Assofarm abbiamo già conosciuto esperienze legate ad aziende multinazionali». L’associazione delle farmacie comunali si pone dunque in posizione più moderata rispetto alle reazioni – tutte fortemente negative – giunte da numerosi esponenti della categoria dei farmacisti. Ciò nonostante, Assofarm si è unita al coro di critiche per i “paletti” previsti dal Ddl: «Riteniamo che l’attenzione del legislatore – prosegue il presidente di Assofarm Venanzio Gizzi – debba essere orientata ad evitare la formazione di oligopoli privilegiando, al contrario, la qualità dei servizi erogati dalle farmacie. A tal proposito avevamo proposto di trasformare il tetto massimo di proprietà di farmacie da parte delle società di capitali dal 20% su base regionale in un 10% su base comunale. Ora, dal momento che il voto di fiducia ha cristallizzato i contenuti della legge su parametri e logiche che non condividiamo, non possiamo fare altro che proiettarci sulle nuove sfide che attendono il settore, prima fra tutte la remunerazione». L’associazione ha ricordato la propria posizione in merito al fatto che «le farmacie italiane non recupereranno redditività economica e non rafforzeranno il loro ruolo nel Ssn attraverso approcci incentrati sul prezzo del farmaco-prodotto o sulla difesa dell’esistente. Buona parte di nostri partner europei sta provando con successo altre soluzioni. In Gran Bretagna, Olanda, Svizzera si stanno sperimentando con successo protocolli di Medication Review in cui il farmacista personalizza la terapia farmacologica del paziente attraverso specifici blister che scandiscono tipologie e volumi di farmaci che il paziente deve assumere giorno per giorno. Una tecnica semplice ma straordinaria, che rende massima l’aderenza alla terapia, azzera gli sprechi ed è ben remunerata dai servizi sanitari nazionali. In Belgio, invece, è in dirittura di arrivo una riforma che remunererà il farmacista in base al numero di pazienti cronici che avranno liberamente scelto di essere assistiti dal professionista, il quale prenderà in carico la loro terapia farmacologica e la gestirà in partnership col medico curante». «Di fronte a queste notizie – ha concluso Gizzi – si ha la sensazione che il nostro Paese stia andando fuori tema. Il tema, per noi, è uno solo: qual è il valore aggiunto sanitario che il farmacista può apportare a vantaggio della salute dei cittadini, e qual è la logica di remunerazione più equa sia per lo Stato che per i farmacisti».

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