Il 3 maggio 2017 il Senato ha concesso il proprio via libera al disegno di legge sulla Concorrenza. Il governo ha deciso infatti di porre la fiducia sul provvedimento, al fine di compattare la maggioranza e far passare un testo sul quale si discute ormai da due anni. La norma è stata approvata con 158 voti favorevoli, 110 contrari e un solo astenuto. Dopo giorni di discussione, il governo ha deciso di presentare un maxiemendamento che tuttavia non cambia di molto la sostanza, rispetto al testo licenziato dalla commissione Industria all’inizio di agosto: le modifiche riguardano soprattutto l’aggiornamento di date e riferimenti divenuti vecchi col passare del tempo. È stata inoltre stralciata la norma anti-scorrerie, come confermato dal ministro dello Sviluppo economico Carlo Calenda. Numerosi gli interventi nel corso della seduta. Il tema delle farmacie è stato toccato in particolare dal senatore Galimberti (Fi-Pdl) che ha spiegato: «Abbiamo proposto modifiche ispirate alla ricetta liberale da sempre promossa dal presidente Berlusconi. E quindi meno tasse, meno burocrazia, meno Stato, più impresa, più famiglia, più lavoro. Purtroppo i nostri sforzi sono stati vani e siamo riusciti solo ad introdurre poche ma significative correzioni che hanno permesso di evitare grossolani errori della maggioranza. Mi riferisco, ad esempio, alla norma che prevede l’entrata di società di capitali nella titolarità delle farmacie. Si è corso il rischio dell’ingresso di multinazionali con posizioni dominanti in un settore così delicato. Solo con un serrato e costruttivo confronto è scaturito quel tetto regionale del 20 per cento che garantisce un limite allo strapotere delle grosse aziende, proteggendo la professionalità di migliaia di farmacisti che giornalmente, soprattutto nelle periferie, danno assistenza ai cittadini». Uno dei due relatori, Luigi Marino, ha replicato: «Quando le “anime belle” si degnano di fare degli esempi di cosa si può fare di più, citano, di fatto, solo due temi: i farmaci di fascia C e i tassisti, dimenticando il contenuto degli oltre 70 articoli di questo disegno di legge. I farmaci di fascia C non sono prodotti assimilabili alle confezioni di prosciutto o ai flaconi di detersivo e non a caso la Corte costituzionale e la Corte di giustizia europea hanno riconosciuto la valenza sociale delle farmacie: hanno riconosciuto che le farmacie assicurano al cittadino un agevole e sicuro accesso al farmaco, presidio di certezza e di credibilità. Non è un caso se nel mondo i farmaci di fascia C sono venduti esclusivamente nelle farmacie (credo che esista un solo Paese che li venda anche al di fuori delle farmacie). Senza snaturare il sistema occorre agire su due leve, proprio come abbiamo fatto noi in questo disegno di legge: sulla pluralità delle forme societarie e sul numero delle farmacie. Nel 2015 in Italia erano presenti 18.200 farmacie, alle quali se ne stanno aggiungendo, con tanto ritardo, altre 2.500: sono molte o sono poche per la concorrenza? Ebbene, in Italia vi è una farmacia ogni 2.900 abitanti; la media europea è di una ogni 4.300 abitanti e in Inghilterra e Germania hanno un rapporto di uno a 4.000 abitanti». «Certo – ha aggiunto Marino – c’è il problema del patent linkage. Sono d’accordo che per agire sul prezzo dei farmaci occorrerà agire anche su questo aspetto, cioè sulla copertura brevettuale del prodotto originario di riferimento». Deve essere poi «risolto il problema delle parafarmacie. Lasciarle così come sono è un errore; esse rappresentano un’anomalia tutta italiana, che ha provocato delusioni e fallimenti e pochissimi successi e che certamente non si risolverà anche se dovessimo portare i farmaci di fascia C in tali esercizi. Si risolverà solo trasportando le parafarmacie, quelle di proprietà di un farmacista non possessore di altre farmacie, all’interno del sistema delle farmacie italiane». Quanto al tetto del 20 per cento, il relatore lo ha definito «eccessivo» e invitato il governo a «ripensarlo, come hanno ricordato i senatori Mandelli e d’Ambrosio Lettieri, così come si dovrà prevedere una forma di compensazione a favore degli enti di previdenza dei farmacisti». Sulla questione il secondo relatore, Tomaselli, ha ricordato che «la decisione di abbassare quel tetto era condivisa da maggioranza, opposizione e anche dallo stesso ministero dello Sviluppo economico». Il vice-presidente della Fofi d’Ambrosio Lettieri ha quindi attaccato la decisione di porre la questione di fiducia: «Una prepotenza che espropria il Parlamento della sua funzione». Sulle farmacie, il senatore ha dichiarato che «l’effetto di questa legge sarà quello dell’ingresso di capitali previsto senza alcun tetto (perché il tetto del 20 per cento è un finto tetto), con la prevalenza della logica del capitale rispetto alla libertà professionale: ecco le libere professioni sottoposte e sottomesse alla logica del profitto, in una deriva mercatista che fa male». Una posizione condivisa dal presidente della Federazione Andrea Mandelli: «Avevamo chiesto un ritocco rispetto alla possibilità di ingresso delle società di capitali nell’assetto proprietario dal 20 al 15 per cento, al 10 per cento e anche questo è rimasto inalterato. Resta il rammarico, non essendoci urgenza di approvare il provvedimento ed essendoci condivisione su alcuni temi, di non aver colto la possibilità di tornare in Commissione per dare esito a un buon prodotto». In un comunicato, la Fofi ha parlato di «indebolimento del welfare, a vantaggio di dinamiche estranee alla tutela della salute».
“Esprimo grande soddisfazione per l’approvazione oggi, in Senato, del ddl Concorrenza presentato dal governo Renzi nel febbraio 2015. Il ddl è una norma strategica frutto di un lungo lavoro che ha visto particolarmente impegnati i Relatori, che ringrazio, e che ha coinvolto le Commissioni ed i Gruppi Parlamentari di maggioranza”. Ad affermarlo in una nota è il ministro dello Sviluppo economico, Carlo Calenda dopo il via libera al ddl Concorrenza. Si tratta, aggiunge, “di un provvedimento articolato e complesso che interviene in numerose materie: energia, assicurazioni, telecomunicazioni, servizi postali, servizi bancari, professioni, farmacie, turismo e traporto pubblico e che rappresenta un importante strumento per promuovere la crescita economica, gli investimenti e l’occupazione e per fornire ai consumatori forme di tutela più efficaci e moderne. Confido che si possa giungere in tempi rapidi all’approvazione definitiva alla Camera dei Deputati”, conclude Calenda.
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