Il 24 marzo scorso i presidenti di Federfarma Basilicata, Antonio Guerrichio, Federfarma Liguria, Elisabetta Borachia, e Federfarma Marche, Pasquale D’Avella, hanno inviato una lettera alla presidente di Federfarma nazionale Annarosa Racca. Nella missiva, i tre farmacisti spiegavano che «la sua candidatura per un nuovo triennio alla testa del sindacato ci appare in contrasto con il secondo comma dell’articolo 9 dello Statuto, che espressamente prevede “la rieleggibilità per un massimo di tre mandati consecutivi nella stessa carica” per una serie di ruoli, compreso quello di presidente». I dirigenti delle Federfarma provinciali hanno inoltre minacciato di rivolgersi all’autorità giudiziaria «anche in via cautelare, per ottenere un provvedimento preventivamente inibitorio della candidatura, nonché di quella dei componenti del Consiglio di presidenza in analoga situazione». Per evitare tale extrema ratio, è stato quindi chiesto di affidare «ad un arbitro indipendente e di riconosciuta autorevolezza» il giudizio sulla questione. Alla lettera Racca ha risposto che la norma è stata introdotta nel 2010, e che la sua candidatura ha già ricevuto l’avallo di una serie di studi professionali sollecitati proprio per confermare la decisione di ripresentarsi per un nuovo triennio. L’attuale presidente di Federfarma ha aggiunto di essere pronta a sottoporre la questione al Collegio dei probiviri del sindacato e, qualora questo dovesse esprimersi in modo negativo, di non avere problemi a ritirare la propria candidatura. Borachia, D’Avella e Guerrichio hanno replicato quindi con una nuova lettera, nella quale spiegano di non essere soddisfatti della risposta, invitando Racca a rispettare «lo spirito e la sostanza della norma». Quanto alla proposta di ricorrere ai probiviri, essa viene giudicata «provocatoria», dal momento che l’organo non è ritenuto in grado di dirimere la questione: «I probiviri, in quanto titolari di elettorato attivo e passivo, sono nei fatti coinvolti nella partita delle elezioni sindacali. E chi gioca, come è del tutto evidente, non può allo stesso tempo arbitrare». Per questo i tre dirigenti insistono sulla necessità di rivolgersi ad un arbitro «autorevole e scelto congiuntamente dalle parti».
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