«Una distribuzione diversa dei farmaci potrebbe far risparmiare ben un miliardo di euro». Ad affermarlo è stato un servizio andato in onda nel corso della trasmissione Le Iene del 12 aprile 2017, nel quale l’inviata Nadia Toffa ha affrontato la questione ricordando come già oggi alcuni medicinali particolarmente cari, per patologie importanti, non passino attraverso le farmacie ma vengano distribuiti direttamente da ospedali e Asl. «In entrambi i sistemi – spiega la giornalista -, distribuzione diretta e Dpc, ci sono vantaggi e svantaggi, ma calcoli alla mano se si utilizzasse solamente la prima si risparmierebbe un miliardo di euro all’anno, perché passare dalle farmacie private ha un costo aggiuntivo». Nel servizio viene intervistata Mara Saglietto, ex dirigente del reparto farmaceutico della Asl di Imperia, che spiega: «La Dpc ha un costo di 6,71 euro a confezione nella Regione Liguria. In Italia esso varia da 4,5 euro, fino ad arrivare a 100 euro in determinate regioni dove viene valutato in base al costo del farmaco. È il caso ad esempio del Lazio. Ma si tratta di medicinali che compra la Asl, quindi la farmacia non anticipa nulla, non parliamo di un rimborso. Questo sistema non ha alcun senso perché il farmaco è del Servizio sanitario nazionale, che lo acquista». Di qui il calcolo di un miliardo di euro di risparmi potenziali se si passasse alla distribuzione diretta su tutti i medicinali, ha aggiunto la stessa Saglietto. Quindi Toffa ha raccontato il caso dell’Emilia-Romagna, dove le farmacie hanno protestato proprio per una proposta di revisione del sistema avanzata dall’amministrazione regionale, che ha constatato come il costo della Dpc, pari a 5,02 euro a confezione, sia ben più alto rispetto alla diretta, che non supera gli 1,90 euro. «I farmacisti dicono – prosegue il servizio – che senza questi introiti rischiano la chiusura, ma i problemi della Dpc non sono solo economici: la distribuzione diretta garantisce anche una gestione più facile al fine di evitare possibili truffe». Saglietto riferisce inoltre un documento della Corte dei Conti, secondo la quale la diretta ha consentito ad una regione come la Liguria di centrare importanti risparmi e dunque «va potenziata». La giornalista intervista infine i presidenti delle regioni Veneto e Puglia, Luca Zaia e Michele Emiliano, illustrando la questione e domandando perché non impongano il passaggio alla sola distribuzione diretta. Il secondo ha dichiarato che «quando abbiamo provato a farlo, ci hanno scoraggiati. I farmacisti sono a contatto con le persone ogni giorno e per questo si evita di farli arrabbiare…». Zaia invece si è limitato a dichiarare che farà «studiare la questione ai miei collaboratori». Al servizio ha risposto Annarosa Racca, presidente di Federfarma, spiegando che «la diretta costa agli assistiti tempo e denaro per raggiungere gli sportelli di dispensazione dell’Asl, spesso aperti solo poche ore a settimana». Inoltre, «ai pazienti vengono consegnati ingenti quantitativi di farmaci, per coprire più mesi di terapia, cosicché un’eventuale modifica del trattamento costringerebbe a gettare via le confezioni ancora inutilizzate». Mentre Franca Biglio, presidente dell’ANPCI (Associazione Nazionale Piccoli Comuni Italiani), ha commentato con queste parole: «È intollerabile che in nome di un presunto e del tutto teorico risparmio si affronti la questione dell’accesso ai farmaci senza tenere conto delle esigenze della popolazione in gran parte anziana che vive nei piccoli centri rurali e montani così numerosi nel nostro Paese».
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