All’indomani dell’esito del referendum costituzionale, in Italia non si è parlato sufficientemente delle questioni legate alla sanità. A spiegarlo è Venanzio Gizzi, presidente di Assofarm, che ha sottolineato come i parlamentari e gli esponenti politici non abbiano detto nulla o quasi «su quel sistema di servizi che dovrebbe tutelare la salute dei cittadini. Intendiamoci, non che le architetture istituzionali di un paese non siano importanti. Non che non lo sia la sua esigenza di crescita economica. Ma riteniamo che il silenzio assoluto sulla sanità sia rivelatore di un processo già in atto da tempo: il costante arretramento del welfare sanitario italiano, un arretramento possibile anche attraverso questo silenzio». Gizzi ricorda che «quest’anno per la prima volta nella storia del Paese la speranza di vita è calata rispetto al passato. Ci curiamo di meno, investiamo di meno in prevenzione perché né noi privati cittadini né lo Stato possiamo più permettercelo. È una questione di gravità sociale colossale. Solo chi ha la possibilità economica di curarsi privatamente può sperare di vivere più a lungo». Il presidente di Assofarm ricorda alcuni «recentissimi studi che sembrano dimostrare il progressivo dissesto della sanità italiana. Il primo è il rapporto Crea 2016 nel quale, tra le altre cose, si dimostra come stia aumentando la disuguaglianza regionale dei servizi sanitari pubblici. Altro documento di grande interesse è il report Aifa sulla spesa farmaceutica dei primi otto mesi del 2016 nel quale si conferma l’andamento fuori controllo della spesa ospedaliera (+47% rispetto al programmato) e il calo della spesa convenzionata, mentre aumenta fortemente la distribuzione diretta (+23%). Quindi, mentre a livello generale cala il rapporto Pil/spesa sanitaria (il peggiore di tutti i Paesi ad economia avanzata della Ue), la sanità pubblica opera in condizioni di disfunzione sistemica. Abbiamo meno risorse e le utilizziamo male».
Quindi il dirigente avanza una proposta: «Per noi l’unica visione generale che possa garantire sostenibilità alla farmacia italiana è la centralità sanitaria del farmacista. La farmacia italiana può avere anche una componente salutistica, nei presidi che hanno spazi adeguati si possono anche somministrare servizi sanitari non farmaceutici, ma siamo totalmente convinti che debba essere prima di tutto il luogo in cui un professionista dotato di competenze specifiche dispensa medicinali ed è messo nelle condizioni di seguire tutta la terapia farmacologica del paziente, in coordinamento con i medici curanti». Per raggiungere tale obiettivo «Assofarm da anni sta cercando di costruire un fitto reticolato di idee, stimoli, ma anche studi dettagliati e proposte operative: un nuovo sistema di remunerazione può fornire una sintesi tra rilancio del fatturato delle farmacie e controllo della spesa farmaceutica pubblica, l’avvio della pharmaceutical care e della medication review permetterebbero di ridurre sia la spesa farmaceutica che i livelli di ospedalizzazione dei pazienti affetti da gravi patologie, un maggiore sviluppo della DPC offrirebbe un servizio di maggiore prossimità geografica al cittadino e ridurrebbe gli sprechi di farmaci ad alto costo».
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