«Le istituzioni europee e nazionali sono incapaci di affrontare con successo il problema del mercato parallelo di farmaci all’interno dell’Ue». L’accusa arriva da Venanzio Gizzi, presidente di Assofarm, che ricorda: «Il prezzo dei farmaci di fascia A viene contrattato tra Servizi Sanitari Nazionali e industrie farmaceutiche e per questo non è uguale da Paese a Paese dell’Unione Europea. Nei contesti nazionali con prezzi più alti si determina così l’opportunità di acquistare lo stesso farmaco in Paesi con prezzi più bassi. Ma in questi ultimi tutto ciò produce una pericolosa penuria di farmaci essenziali per la cura di gravi malattie croniche». Il dirigente spiega che, benché alcuni imputino la responsabilità ai grandi distributori intermedi, «essi agiscono in maniera del tutto lecita», sebbene tale attività provochi «problemi seri ai cittadini». Non sarebbe una soluzione neppure uniformare i prezzi a livello europeo: «Un’opzione che presenta più difetti che pregi. Cozzerebbe con il principio della libera contrattazione e danneggerebbe paesi come l’Italia che nelle trattative con le industrie farmaceutiche spuntano tradizionalmente prezzi più bassi». «Recentemente – prosegue Gizzi – abbiamo assistito ad un intervento del ministero della Salute italiano nei confronti delle farmacie grossiste, sorte con la deroga alla norma che stabilisce incompatibilità tra distribuzione intermedia e finale». Sono stati chiesti maggiori controlli alle Regioni ed è stata dichiarata inammissibile la pratica di acquistare un farmaco con la partita Iva da farmacia per poi rivenderlo con quella di grossista. «Questo tentativo di vietare il “ritorno” del medicinale al distributore intermedio è stato però annullato da una sentenza del Tar al quale avevano fatto ricorso alcune farmacie grossiste». In ogni caso, «comunque andrà a finire il contenzioso, è certo che non risolverà il problema. In rapporto al volume totale dei farmaci commercializzati, infatti, il coinvolgimento delle farmacie nel parallel trade, è poco significativo». Secondo il presidente di Assofarm, perciò, la questione dovrebbe essere affrontata direttamente a Bruxelles. Gizzi è quindi intervenuto sulla sentenza di incostituzionalità che ha colpito la riforma Madia: «Che succede ora? Verranno ritirate leggi già approvate? Si avvierà una lunga trattativa con le Regioni? Di certo c’è che la complessità dei problemi affrontati, unita a quella dei nostri sistemi istituzionali, non concedono troppe chance a chi usa scorciatoie decisioniste. È sinceramente apprezzabile ogni tentativo di accelerare l’inerzia cronica di alcuni ambiti del nostro Paese, ma crediamo che non lo si possa fare con troppa fretta e troppo poca considerazione delle proprie controparti». In tema di rinnovo contrattuale, infine, il dirigente ritiene che, da parte dei sindacati dei lavoratori, «in un tempo in cui si registra la chiusura di farmacie private e in cui è facilmente verificabile lo stato dei nostri bilanci, chiedere un sostanzioso aumento salariale significa agire in maniera irresponsabile nei confronti delle aziende, e quindi dei lavoratori che si stanno rappresentando».
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