farmacisti usaIl ruolo dei farmacisti in termini di supporto ai pazienti che vengono trasferiti da un ospedale alle loro abitazioni, ma che in queste ultime necessitano di cure e di un controllo medico continuo, è stato oggetto di uno studio pubblicato sul Pharmacy Practice Journal, intitolato “Pharmacist Advancement of Transitions of Care to Home (PATCH) Service”. Nel documento l’attenzione dei ricercatori del Department of Pharmacy Services (che fa parte dell’Orlando Regional Medical Center), del Tampa General Hospital e della University of South Florida si è concentrata soprattutto sulla quantificazione dell’apporto fornito dai farmacisti nei confronti di un gruppo di persone considerate «ad alto rischio». I farmacisti hanno stabilito con queste ultime un contatto telefonico – nell’ambito del servizio PATCH (Pharmacist Advancement of Transitions of Care to Home, come dal titolo della ricerca) – una volta dimesse dagli ospedali. A tali scambi è stata affiancata poi una serie di incontri, effettuati in questo caso di persona. A quel punto gli studiosi hanno verificato quali fosse il tasso di nuovi ricoveri per i pazienti, grazie ad una serie di indicatori clinici qualitativi, nonché il livello di identificazione e risoluzione di problemi medici collaterali rispetto alle cure fornite. Ebbene i risultati indicano che per quanto concerne il primo fattore (tasso di ri-ospedalizzazione dopo le dimissioni) per coloro che sono stati seguiti dai farmacisti esso risulta decisamente più basso rispetto al gruppo di controllo utilizzato dai ricercatori. In particolare, chi ha avuto un professionista al proprio fianco è stato costretto a farsi nuovamente ricoverare solo nel 23% dei casi, contro un valore pari al 41,4% per gli appartenenti al gruppo di controllo. La conclusione alla quale è giunta l’analisi è che «i farmacisti giocano un ruolo importante nel miglioramento della fase di transizione dalle cure in ospedale a quelle a domicilio. Inoltre, sono in grado di fornire un apporto decisivo per l’individuazione e la risoluzione di problemi collaterali».

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