“Assofarm da anni chiede riforme che creino più concorrenza nella filiera distributiva del farmaco, misure che favoriscano l’entrata di maggiori risorse e nuove competenze, chiede con forza l’avvio di meccanismi remunerativi che premino chi produce qualità del servizio. Insomma, siamo da sempre favorevoli all’incremento della concorrenza. Eppure troviamo che l’emendamento 48.100 del Governo non sia adeguato a questo scopo”, afferma il presidente di Assofarm Venanzio Gizzi all’indomani di quanto apparso sulla stampa di settore riguardo le ultime evoluzioni del ddl concorrenza.
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In particolare, le farmacie comunali italiane ritengono che la creazione di soggetti in grado di controllare da soli il 20% delle farmacie in ogni Regione o Provincia Autonoma rischi di aprire alla concreta possibilità di avere 5 soggetti capaci di controllare tutta la distribuzione del farmaco a livello nazionale, e in particolare di quella più commercialmente appetibile. Un provvedimento che si pone l’obiettivo di sviluppare la concorrenza finirebbe quindi per favorire la nascita di un vero e proprio oligopolio.
“Intendiamoci su un punto importante – continua Gizzi – il problema non è la natura giuridica o la dimensione aziendale della proprietà. Noi stessi di Assofarm abbiamo tra i nostri associati gruppi multinazionali coi quali condividiamo appieno valori e strategie. Ciò che conta è la creazione di un quadro normativo in grado di limitare concentrazioni che potrebbero dare il via a derive commerciali contrarie al senso della farmacia. Privata o pubblica che sia, la farmacia italiana deve rimanere uno strumento totalmente votato alla tutela della salute del cittadino. Gli utili di bilancio devono essere uno strumento, non il fine”.
A tal fine, Assofarm ritiene che le società di capitali possano detenere non più del 10% delle farmacie, non più su base regionale ma comunale. “Il cambiamento del parametro territoriale non è di poco conto – conclude il presidente di Assofarm – perché solo così si può tutelare l’esistenza delle farmacie rurali. Una presenza davvero imprescindibile per la tenuta dell’assistenza sanitaria pubblica in aree geograficamente svantaggiate”.
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