«Ritengo sbagliato ed inconcludente il dibattito che vari portatori di interessi stanno mettendo in atto, partendo dal presupposto che la legge Bersani sia o non sia stata una legge dannosa in assoluto. La legge che ha permesso l’uscita di alcune categorie di farmaci dall’esclusività della farmacia non è stata né un disastro né una soluzione ideale per un campo professionale ed imprenditoriale troppo chiuso». È questa l’opinione di Marco Cetini, farmacista candidato con la lista “Progetto Torino – Sinistra per la città” alle elezioni amministrative del capoluogo piemontese, secondo il quale oggi «nemmeno le farmacie hanno una sicurezza economica tale da pensare a sé stesse come un comparto al riparo da problematiche legate alla capienza del Ssn o da dinamiche economiche globali».
«È concettualmente sbagliato – prosegue Cetini – ricercare soluzioni legislative che distruggano le parafarmacie come realtà, privilegiando il comparto delle farmacie e quindi prefigurando una sanatoria, o meglio un riassorbimento della seconda tipologia nella prima». Ciò, spiega il farmacista, per tre motivi: primo, perché «molte parafarmacie sono aziende sane», non in difficoltà; secondo perché un “riassorbimento” «sarebbe assai complicato sul piano giuridico e della tutela dei diritti». Infine perché «la sede dell’esercizio commerciale “riassorbita” nella pianta organica, in quale regione o città avrebbe diritto ad essere collocata? E se dove venisse spostata, i sono soggetti che in un concorso hanno scelto ed aperto una sede nei pressi non avrebbero diritto a ricorrere al Tar?».
Il candidato torinese propone poi «di porre rimedio ad una classificazione da parte dell’AIFA e dell’EMEA di molte molecole o forme/dosaggio di molecole, che sarebbero gestibili dal farmacista anche in assenza di prescrizione medica, cosa che viene spesso fatta di prassi, eludendo (non necessariamente contrastando) le leggi!». Quindi ritiene che si debbano identificare «le parafarmacie ed i corners della Gdo presidiati dal farmacista come luoghi di prevenzione primaria, tanto quanto le farmacie» e quindi che sia utile «estendere alle parafarmacie una serie di attività come le analisi in autodiagnostica (legge approvata recentemente in Piemonte), valutazioni come la M.O.C., campagne di monitoraggio della salute dei cittadini e contemporanea attività divulgativa rispetto a temi come per esempio un corretto utilizzo dei farmaci SOP, o il corretto inquadramento ed utilizzo di rimedi omeopatici e integratori erboristici».
«Mi auguro – conclude Cetini – che Federico Gelli, responsabile sanità del Partito Democratico, che pare abbia in mano molte delle sorti del Sistema farmaceutico territoriale, valuti positivamente queste proposte, in parte in linea con le sue recenti affermazioni rese al convegno di Federfarma».
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