Uno studio pubblicato dalla Clinical Chemistry and Laboratory Medicine (CCLM) – intitolato “Quality performance of laboratory testing in pharmacies: a collaborative evaluation” e curato da un gruppo di ricercatori italiani (M. Zaninotto, G. Miolo, A. Guiotto, S. Marton e M. Plebani) – ha analizzato la qualità dei test di laboratorio effettuati all’interno delle farmacie, ed in particolare nei cosiddetti “point of care”. A partecipare al progetto di ricerca sono state otto farmacie: i risultati dei test sono stati analizzati e messi a confronto con quelli realizzati in un laboratorio tradizionale. Colesterolo, acido urico, creatinina e altri valori sono stati misurati utilizzando una serie di strumenti in possesso dei farmacisti all’interno delle loro strutture. Il tutto sulla base di una metodologia ad hoc predisposta da uno studioso e applicata nella ricerca. «Per tutti i parametri oggetto dello studio, ad eccezione dei trigliceridi, – hanno spiegato i ricercatori – l’analisi ha mostrato una correlazione soddisfacente» tra le analisi effettuate nelle farmacie e quelli che invece erano state eseguite nel laboratorio. Per l’eccezione citata, gli studiosi hanno spiegato di aver riscontrato un valore mediamente più alto nei test predisposti all’interno dei point of care: 1.627 mmol/L contro 0.950 mmol/L. Tuttavia, gli stessi ricercatori hanno sottolineato che una seconda fase di analisi sugli stessi trigliceridi ha mostrato che «le differenze riscontrate tra le analisi in farmacia e quelle all’interno dei laboratori erano attribuibili ad un problema pre-analitico». La conclusione dello studio è pertanto che i risultati confermano una buona performance dei point of care all’interno delle farmacie.
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