libere parafarmacie campaneIl presidente delle Libere Parafarmacie Italiane, Ivan Ruggiero, punta il dito contro una serie di atti (il decreto legislativo del 3 ottobre 2009, n. 153; i decreti del ministero della Salute del 16 dicembre 2010 e dell’8 luglio 2011; le linee guida nazionali “Cup”) «che concedono alle “farmacie” la possibilità di attuare “servizi”, che vanno dal Cup (Centro unico di prenotazione), alle prestazioni analitiche di prima istanza, fino ad arrivare alle prestazioni professionali. Quello che il ministero “omette” nei decreti di cui sopra, purtroppo creando, sicuramente in buona fede, una confusione sull’interpretazione degli stessi decreti, è la parola “parafarmacie”».
Tale mancanza, prosegue Ruggiero, ha provocato «non pochi problemi. Alcuni referenti, per fortuna non in tutte le Regioni, che hanno avuto il compito di decidere sul concedere o meno questi servizi alle parafarmacie, si sono lasciati “confondere” dai decreti in questione, appellandosi proprio alla mancanza di citazione del nome negli stessi. Abbiamo dei casi, documentati, di Asl, come quella di Catania, che in fase d’ispezione in una parafarmacia, hanno addirittura proibito l’utilizzo di un apparecchio per analisi di prima istanza come il Reflotron Roche. In altre situazioni, invece, le Asl hanno permesso l’uso della stessa strumentazione». Stesso discorso per il Cup: «In diverse regioni siamo riusciti a partire nelle parafarmacie. In altre, come nel caso della Campania, siamo in attesa da quasi due anni». Secondo il presidente dell’associazione di categoria, dunque, occorre fare in modo che le leggi «siano chiare, per evitare di dover avviare contenziosi, come accaduto a Taranto, dove è stata necessaria la denuncia di un collega per far sì che fosse concessa alle parafarmacie la possibilità di espletare il servizio Cup». Ruggiero chiede pertanto al ministero «attraverso un’interrogazione a risposta scritta, di chiarire se le “parafarmacie”, come crediamo che sia, siano incluse nei servizi, compreso il Cup. In caso di risposta negativa, chiediamo quali siano le motivazioni che le escludono».

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