farmacista«Sono un farmacista di comunità. Ogni settimana tratto centinaia di prescrizioni, dispenso medicinali, seguo i pazienti nelle loro terapie, effettuo medicazioni e fornisco altri servizi farmaceutici. Per farlo, sto in piedi dieci ore al giorno, intervallati da una ventina di minuti per una pausa pranzo». A scriverlo è un farmacisti inglese, in una lettera pubblicata dal quotidiano The Guardian, nella quale si punta il dito contro l’impatto che potrebbero avere i tagli che si prospettano nell’ambito del National Health Service del Regno Unito, l’equivalente del nostro Servizio sanitario nazionale.
Il titolare racconta dei casi di prescrizioni sbagliate riscontrati non di rado, spiega di essere costretto a passare spesso parecchi minuti al telefono in attesa di poter parlare con i medici generalisti che hanno fornito ricette ai pazienti, per ottenere delucidazioni. «Il lavoro dei farmacisti – spiega – ha un impatto diretto nella cura del paziente, ma a volte sembra che i cittadini non lo sappiano. Sembra che il nostro sia un ruolo di semplice commerciante di medicinali, che si risolve nel prendere le confezioni dai cassetti e metterle in una busta».
Quindi il farmacista specifica il cuore del problema: «Di recente il governo sta valutando la possibilità di tagliare i fondi per le farmacie del 6%. Potrebbe non sembrare una grande cifra, ma parliamo di qualcosa come 170 milioni di sterline, ovvero di un quantitativo gigantesco di denaro, che è utilizzato oggi per fornire servizi ai cittadini. Significherà la chiusura di alcune farmacie, la perdita di posti di lavoro e condizioni peggiori per chi di noi resterà nel settore. Abbiamo già avuto esempi di come viene prospettato il nostro futuro: siamo spinti verso un modello da “supermarket”. E a quel punto avrà ragione chi ci vede solo come commercianti di farmaci, perché non avremo modo di fornire altri servizi».
Per questo è stata lanciata una petizione online nella quale si chiede al governo di Londra di tornare sui propri passi e di non adottare i tagli alle farmacie. L’iniziativa ha già raccolto più di 30 mila firme: se si arriverà a 10 mila la questione sarà discussa in Parlamento.

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