lavoratore gdoUna lettera pubblicata sul sito internet www.contropiano.org racconta quello che viene definito «l’inferno della grande distribuzione». A parlare è un lavoratore che, coperto da anonimato, racconta di essere stato impiegato per un certo periodo di tempo da una cooperativa della Gdo: «Ero uno di quei lavoratori che spesso ignorate quando andate a fare la spesa al supermercato, o ai quali vi rivolgete solo se manca qualcosa o per lamentarvi».
Finita tale esperienza di lavoro, si apre la ricerca di un nuovo impiego nel settore. Tra curriculum inviati, attese e speranze, il lavoratore spiega al quotidiano comunista di aver ricevuto un’offerta da parte di una nuova catena in procinto di installare un punto vendita nelle vicinanze. In sede di colloquio, però, arrivano le sorprese. Secondo quanto raccontato nella lettera, le condizioni prevedono «prima qualche mese di prova come somministrazione (cioè un contratto con l’agenzia interinale) per poi essere assunto a tempo determinato dalla catena di supermercati. Se tutto va bene, arriverà il contratto a tempo indeterminato dopo questo periodo. Non è un lavoro e un contratto da sogno, ma me lo aspettavo. Purtroppo è la norma, ma l’avevo messo in conto. Benissimo, accetto soddisfatto. Ma il responsabile dell’agenzia mi avverte che il lavoro sarà impegnativo e vuol sapere se sono pronto. Ovviamente sì, ho già lavorato nella Gdo, anche nei fine settimana. Ma qui c’è dell’altro: poiché il negozio apre a dicembre si andrà incontro al periodo natalizio. E mi si chiede la disponibilità a lavorare sempre. E anche qui annuisco. È la norma purtroppo. Ma precisa che lavorare sempre a dicembre, significa (parole sue) lavorare tutti i giorni del mese, domeniche e festivi compresi, senza alcun giorno di sosta. Rimango basito. Lui precisa che è normale e che anche l’anno precedente, negli altri negozi è stato così. Come lo definireste voi? Un inferno. Un intero mese senza soste, senza domeniche».
Il lavoratore si chiede perciò come sia possibile non far figurare neppure un giorno di stop. E si domanda anche cosa fare: se rifiutare e rimanere disoccupato oppure se accettare nonostante tutto: «Non so cosa farò. Non ho ancora deciso. Sento solo che vorrei fare qualcosa per tutti quei colleghi che già hanno dovuto accettare queste condizioni e che rischiano la vita ogni giorno a causa della propria stanchezza e della stanchezza degli altri».

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