«Le considerazioni espresse da Beatrice Lorenzin fanno pensare ad una scarsa conoscenza del settore della distribuzione del farmaco, fatto che sarebbe grave per un ministro della Salute». È con queste parole che il Movimento Nazionale Liberi Farmacisti replica alla videointervista concessa dal membro del governo Renzi al quotidiano La Repubblica. Nell’intervento, Lorenzin si è detta «contenta del fatto che i farmaci di fascia C rimangano in farmacia», perché in questo modo «è possibile tenere sotto controllo la spesa», al contrario di quanto accade per le farmacie ospedaliere «che risultano in passivo».
Secondo il MNLF, tuttavia, «i Il farmaci di fascia C, quelli con obbligo di ricetta e pagati direttamente dai cittadini, di cui si chiede la liberalizzazione, non sono a carico del sistema sanitario nazionale, e la loro liberalizzazione non farebbe aumentare in alcun modo la spesa sanitaria pubblica. Al contrario la vendita libera incrementerebbe l’uso dei generici promuovendo risparmi sia per lo Stato che per i cittadini (600 milioni secondo Altroconsumo)».
Il ministro ha inoltre dichiarato che «vendere farmaci non è come vendere mortadella o pere», e su tale punto l’associazione di farmacisti spiega di essere «d’accordo». «Ma anche nelle parafarmacie e nella grande distribuzione c’è un professionista laureato ed abilitato proprio come nelle farmacie. Inoltre gli stessi esercizi debbono sottostare a severi controlli e partecipare alla farmacovigilanza». Quanto al rischio di chiusura per le piccole farmacie, evocato dalla Lorenzin, secondo il MNLF si tratta di «una strumentalizzazione che non regge, perché in media con la liberalizzazione dei farmaci di fascia C le farmacie perderebbero 45/55 euro al giorno, a fronte di 5.000 nuovi posti di lavoro, 3.000/3.500 nuove aziende e 700 milioni d’investimenti».
Infine, il Movimento risponde anche all’affermazione della Lorenzin, secondo la quale «prendere troppi farmaci fa male». «Affermarlo in riferimento alla liberalizzazione della fascia C – spiega il sindacato – comporta il rischio di coprirsi di “ridicolo”: il ministro dovrebbe sapere che stiamo parlando di farmaci che hanno l’obbligo della ricetta medica, quindi non sottoposti a “domanda elastica”, ma alla prescrizione di un medico. Non vogliamo pensare che Lorenzin creda davvero che con la liberalizzazione dei farmaci di fascia C i medici italiani impazziscano e si mettano a “sfornare” ricette indipendentemente dalla necessità del paziente». «Forse è bene – conclude il Movimento – che il ministro cambi “consiglieri” e non si faccia guidare da chi ha tutto l’interesse a difendere posizioni di privilegio (leggasi Federfarma)».
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