In occasione della Giornata mondiale per la lotta alla contraffazione, che si è tenuta il 5 giugno 2015, l’industria farmaceutica Sanofi ha presentato a Tours, in Francia, i propri programmi finalizzati a contrastare il commercio di medicinali falsi. Ad illustrarli, di fronte all’Académie de Pharmacie, è stata Nathalie Talley, direttrice del Laboratorio centrale di analisi delle contraffazioni (LCAC) istituito da Sanofi proprio con l’obiettivo di monitorare la diffusione del fenomeno. Quest’ultimo, secondo le analisi del colosso farmaceutico francese, rappresenta ormai, nel mondo, circa il 10% del mercato. Cifra che sale al 30% in Asia, America Latina e in altre aree in via di sviluppo. Ma è in particolare internet a preoccupare: circa il 50% dei farmaci venduti online risulta infatti privo di principi attivi nonché spesso tossico, il che rappresenta un problema concreto in termini di salute pubblica. Basti pensare che, secondo quanto riferito dal portale pharmaceutiques.com, circa 700 mila decessi ogni anno sono attribuibili all’uso di medicinali contraffatti contro la malaria e la tubercolosi.
Il laboratorio LCAC, attivato da Sanofi nel 2008, è dotato di finanziamenti compresi tra 2,1 e 2,3 milioni di euro all’anno. Vi lavorano 13 persone impegnate nelle analisi di prodotti sospetti, nello sviluppo di metodi di controllo da applicare nelle fabbriche del gruppo, nonché nella creazione di un database che consenta di risalire più facilmente la catena del mercato nero. In questo senso, il gruppo non si occupa infatti solo delle analisi chimiche dei medicinali, ma anche di esaminare le confezioni, le tecniche di stampa o la colla usata per le etichette. Per questo, il costo di una singola analisi è notevole: compreso – ha spiegato Talley – «tra i 600 e i 700 euro».
Inoltre, il LCAC sta studiando l’adozione di modelli di verifica e controllo in loco: i siti più a rischio potrebbero presto essere dotati di spettroscopi per l’analisi chimica generale dei farmaci. Quattro progetti-pilota di questo genere sono già stati lanciati in Turchia, Cina, Colombia ed Egitto.
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