Il 12 giugno 2015, presso le Commissioni congiunte Finanze e Attività Produttive della Camera, sono stati ascoltati i rappresentanti di associazioni e federazioni di farmacisti, nonché degli ordini professionali. Al centro del dibattito, ancora una volta, il Ddl Concorrenza farmacie. FarmaciaVirtuale.it ripercorre la giornata offrendo una panoramica delle diverse posizioni in campo.
A.S.SO.FARM., federazione che associa 1.600 farmacie comunali di proprietà degli enti locali, ha fatto sapere di «non essere pregiudizialmente contraria al principio della separazione tra proprietà/titolarità e gestione dell’esercizio farmaceutico». L’associazione ritiene infatti che tale divisione costituisca «un elemento costante nella realtà di tutte le farmacie di cui sono titolari i comuni, la cui direzione è sempre affidata a farmacisti dipendenti».
La delegazione della Federazione degli Ordini, invece, ha spiegato che «quando si interviene su un servizio al cittadino che verte sul diritto alla salute non è possibile ammettere che tutto si riduca all’economia», e che «non è pensabile che cambiamenti di questa portata possano essere introdotti senza prevedere una gradualità». In particolare, secondo i rappresentanti degli ordini professionali numerose ricerche «hanno dimostrato che la nascita di grandi aggregazioni e il sorgere di posizioni dominanti non hanno giovato alla qualità del servizio universalistico». La FOFI si è poi soffermata sui rischi legati alle incompatibilità e alle posizioni dominanti, sul tetto alla partecipazione del socio di capitale nella compagine societaria che possiede le farmacie e sulla responsabilità professionale del farmacista.
Annarosa Racca, di Federfarma, ha esordito ricordando i numeri attuali della categoria – «18.200 farmacie e oltre 50 mila farmacisti» – e i problemi economici che investono la stessa. Quindi ha ricordato i vari cambiamenti normativi approvati negli ultimi anni e ha poi spiegato di aver preso atto della «volontà di rilanciare l’economia del Paese attraverso il Ddl Concorrenza». Tuttavia, ha chiesto di considerare il fatto che «la farmacia è un’impresa, ma anche una concessione dello Stato, un patrimonio pubblico». Per questa ragione «l’ingresso del capitale deve garantire trasparenza e tenere in considerazione gli aspetti professionali e non solo commerciali del nostro lavoro». Inoltre, entrando nel merito dei possibili cambiamenti che investiranno la professione, Racca ha spiegato che la ricetta medica «non deve uscire dalle farmacie». Infine, Federfarma chiede «che i titolari mantengano una quota maggioritaria nei capitali», e che vengano introdotti «un limite alle acquisizioni di farmacie», nonché «norme volte ad assicurare la trasparenza».
Il Movimento Nazionale Liberi Farmacisti ha invece ribadito il suo sì convinto «all’aumento del livello di concorrenza nel settore della distribuzione del farmaco», ma esprimendo al contempo la propria contrarietà «all’entrata nel settore delle società di capitale e alla rimozione del limite delle 4 licenze, attualmente permesso alle stesse società», al fine di «evitare oligopoli». «Le liberalizzazioni – hanno aggiunto i rappresentanti dell’associazione – sono una necessità ineludibile rispetto ad una situazione economica nazionale che rimane difficile e stenta ad entrare in una fase di crescita stabile e robusta».
La delegazione di Assogenerici ha invece spiegato che «nel testo del Ddl proposto inizialmente si abrogava la norma che prevede il blocco dell’immissione all’interno della fascia A dei generici, fintantoché non si arrivi alla scadenza dei brevetti». Tale disciplina, «causa un enorme problema in termini concorrenziali e di mancati risparmi per il Ssn. Quindi chiediamo che si torni all’idea iniziale e che questa regola venga cancellata, anche perché si tratta di una norma già oggetto di una procedura di infrazione da parte dell’Unione europea». Sul tema l’associazione ha anche depositato uno studio ad hoc realizzato da Nomisma.
Infine, la Federazione Nazionale Parafarmacie Italiane ha sostenuto che «il Ddl dovrebbe favorire lo sviluppo della concorrenza sulla base delle indicazioni dell’Antitrust. Ma queste ultime sono disattese nel testo: l’unico punto che è presente, tra le richieste dell’Autorità, è la possibilità per un non farmacista di acquistare una farmacia». L’associazione ha quindi sottolineato il fatto che «pur senza vincere alcun concorso alcuni titolari possono oggi ereditare una farmacia»; ciò, «assieme ad un vincolo per il numero di esercizi presenti sul territorio, rende di fatto l’accesso alla professione per un neolaureato estremamente difficoltoso». Per questo il decreto Bersani, secondo i farmacisti titolari di parafarmacie, «ha rappresentato una prima apertura, che ha consentito la nascita di circa 4.700 negozi e la creazione di 10 mila posti di lavoro».
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