I parlamentari del Movimento 5 Stelle hanno inviato una lettera aperta ai presidenti delle regioni italiane. Obiettivo: chiedere loro di non concedere il proprio via libera all’intesa tra Stato e Regioni sui tagli alla sanità. Rivolgendosi direttamente ai “governatori”, i deputati – guidati dalla capogruppo Fabiana Dadone – hanno spiegato come a loro avviso i cittadini siano «totalmente contrari all’ulteriore depauperamento del nostro sistema sanitario». Per questa ragione, chiedono «di non apporre la firma all’accordo, che determinerà un nuovo, ulteriore, taglio al Fondo Sanitario Nazionale». La “sforbiciata” dovrebbe essere pari a circa 2,6 miliardi di euro: di questi, 1,5 miliardi dovrebbero arrivare dalla rinegoziazione – da parte del servizio sanitario – dei contratti di acquisto di beni, servizi e dispositivi. In questo modo si conta di ottenere uno sconto medio del 4% rispetto ai prezzi applicati finora.
Per il M5S si tratta di un «nuovo, feroce, attacco nei confronti della nostra sanità», frutto di una «gestione economicistica del Paese e del suo welfare, imposta all’Italia direttamente dalla Troika, che non è più sostenibile. Una gestione che nulla di buono ha portato ai Paesi che si sono piegati ai diktat dell’Europa». Perciò, «per fare il bene dei nostri cittadini l’unica strada percorribile è quella di opporsi a queste politiche». I deputati pentastellati citano in particolare il Patto per la Salute 2014-2016, provvedimento adottato il 10 luglio 2014 dal parlamento, che mirava a concedere alle regioni una programmazione di spesa triennale: «Mentre il ministro Lorenzin annunciava trionfante la novità, per tutte le persone intellettualmente oneste, era evidente che realizzare una previsione di finanziamento del SSN basata sulla fragile base della presunta crescita del PIL, costituiva soltanto un’operazione politico-finanziaria “creativa”».
I parlamentari grillini ricordano poi che «la sanità rappresenta quasi il 14% della spesa pubblica totale del nostro Paese (110 miliardi su 800) ma contribuisce ai tagli previsti nel Def (documento di programmazione economica e finanziaria, ndr) in misura del 35% (2,6 miliardi su 7,5). Il Def prevede una riduzione della spesa pubblica dello 0,9% (7,5 miliardi su 800) ma, in proporzione, quella del SSN viene tagliata quasi del triplo: il 2,4% (2,6 miliardi su 110)». Per questo, secondo il M5S, i presidenti di regione dovrebbero opporsi, e proporre altri tipi di misure restrittive: la riduzione dei costi dei consigli regionali, quella per auto blu e quella legata alle partecipate locali.
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