rinvio remunerazione farmacieAncora uno slittamento per l’entrata in vigore del nuovo modello di remunerazione della filiera distributiva del farmaco. Il “Milleproroghe” del Governo ha rinviato al 1 gennaio del 2016 un provvedimento atteso da anni e che non ha ancora visto la luce. La filiera è ferma al 2012, quando fu previsto un nuovo sistema, basato su una quota fissa per ogni confezione di farmaco e una ridotta quota percentuale. Questa idea era stata bocciata dal MEF, per l’effetto negativo che avrebbe procurato in termini di rialzo dei listini dei farmaci a minor costo, e dai distributori farmaceutici, perché ritenuta poco conveniente.

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Il primo gennaio 2013 si sarebbe dovuto passare dal sistema incentrato sulla remunerazione percentuale a quello fondato su un rimborso fisso per transazione, il fee-for-service, che si basa sul principio cardine del premiare la qualità del servizio che valorizza il prodotto venduto. Su questo provvedimento non si è mai trovato un accordo e, di anno in anno, si è scelto di rimandare la decisione finale. Ora il Governo sposta nuovamente la rivisitazione del modello di remunerazione, al 2016, lasciando farmacisti e distributori in una situazione di disagio. Lo slittamento rende ancora più incerto lo scenario legato alla sostenibilità del sistema, in particolare di quelle migliaia di farmacie già a rischio chiusura per la drastica contrazione dei margini. I continui rinvii su un tema di vitale importanza come quello della remunerazione potrebbe far sorgere ulteriori problemi gestionali.

“Lo slittamento del nuovo modello di remunerazione – dice Mario Flovilla, presidente di Federfarma  Avellino e dei farmacisti rurali Campania – crea grosse difficoltà alle farmacie, soprattutto nella programmazione. Anche dal punto di vista della gestione aziendale, con i costi strutturali e del personale, i disagi sono notevoli. Le entrate per le farmacie si sono ridotte in maniera considerevole ed è indispensabile prevedere un nuovo modello di remunerazione. Così come importante sarebbe mettere mano alla convenzione con il Servizio sanitario nazionale, ferma al lontano 2001, che non risponde più alle esigenze dei farmacisti”.

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