In tre anni le Farmacie Comunali italiane hanno prodotto 150 milioni di euro di entrate nette per gli Enti locali loro proprietari, a fronte di perdite pari a 10 milioni. È quanto emerge da una ricerca promossa dall’ufficio studi di Assofarm sulle oltre 1.000 Farmacie ad essa associate.
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“Volevamo verificare sul campo se quanto si legge in giro fosse vero o no – afferma il Presidente di Assofarm Venanzio Gizzi – Da più parti, dalla politica quanto da importanti organi di informazione, veniamo dipinti come uno dei tanti buchi neri della Pubblica Amministrazione italiana. Oggi abbiamo i numeri che dimostrano il contrario: mentre svolgiamo un ruolo fondamentale e unico nel sistema sanitario italiano, siamo anche in grado di produrre risorse economiche per le amministrazioni Comunali”.
L’indagine ha riguardato i bilanci di oltre 1.000 Farmacie Comunali presenti in tutto il territorio italiano per il triennio 2010-2012. I circa 150 milioni di euro di utili sono un dato netto, maturato cioè dopo il pagamento delle imposte. Ben il 90% delle Farmacie Comunali italiane presenta una situazione economico-finanziaria in attivo.
Il restante 10% delle Farmacie Comunali presenta invece bilanci negativi, e una perdita complessiva di circa 10 milioni di euro. Va però considerato che il segno rosso di buona parte di queste realtà aziendali è determinato da crediti ancora non riscossi. Siamo insomma di fronte a problemi perlopiù di elastico finanziario o riconducibili alla generale crisi economica del paese.
“I Comuni italiani hanno aperto Farmacie Comunali per garantire ai propri cittadini un servizio sanitario di primaria importanza, ma è evidente che se nel corso degli anni hanno gestito con attenzione le loro Farmacie , oggi si ritrovano per le mani un servizio pubblico in grado di rafforzare la loro capacità economica. Cosa non da poco in tempi di crisi del welfare e di patto di stabilità”, aggiunge il Segretario Generale di Assofarm Francesco Schito.
“Le Farmacie Comunali sono prima di tutto un servizio sanitario che agisce con finalità sociali non comparabile con nessun altro servizio pubblico locale. Questa è, e deve rimanere, la nostra mission primaria. Però da oggi nessuno può più affermare che sono una voce di spesa per le casse degli enti pubblici- continua il Presidente Gizzi – E questi risultati sono stati raggiunti anche grazie a processi interni di spending review attivati ben prima che questo concetto diventasse di uso comune. Da anni infatti siamo impegnati nella riduzione dei costi amministrativi e di approvvigionamento dei farmaci attraverso raggruppamenti di Farmacie e gruppi di acquisto. Sono certamente possibili altri miglioramenti, ma l’idea di obbligare i comuni a dismettere questo patrimonio per ragioni di controllo dei costi è semplicemente irragionevole”.
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