Il 14 aprile è stata indetta l’Assemblea nazionale di Federfarma per l’elezione dei vertici del sindacato dei titolari di farmacia per il prossimo triennio. La consultazione non ha mancato di suscitare forti polemiche e proteste, sia di metodo che di contenuto, con la diserzione da parte di numerose rappresentanze regionali e provinciali e l’accendersi di un dibattito sull’operato – e l’utilità – del sindacato. FarmaciaVirtuale.it ha deciso di raccogliere l’opinione dei colleghi per capire come valutano le azioni dell’organo di rappresentanza e il criterio di elezione utilizzato, che prevede l’espressione di preferenza per i delegati e non l’elezione diretta dei singoli farmacisti, come avviene in altri settori. Due le domande a cui rispondere:
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- “Come giudichi l’operato Federfarma nazionale? ”
- “Sei d’accordo con l’attuale sistema di voto per eleggere i rappresentanti nazionali?”
Come è noto, questa tornata ha visto la riconferma alla guida del Sunifar, il sindacato dei titolari di farmacie rurali che fa parte di Federfarma, di Alfredo Orlandi, e alla presidenza di Federfarma, per un altro mandato, di Annarosa Racca. Su 238 componenti dell’Assemblea sono 168 quelli che hanno votato, e di questi 147, vale a dire il 62% del totale, si sono espressi a favore della presidente uscente. Quasi il 30% degli aventi diritto dunque non ha votato. Erano chiamati a partecipare soltanto i delegati delle associazioni provinciali e regionali in regola con il versamento delle quote, ma molti hanno disertato dopo la campagna a non votare condotta da Federfarma Roma e Lazio, a cui si sono unite deliberando di non partecipare le assemblee di Piemonte, Liguria, Umbria, Valle d’Aosta, le province di Trento e Bolzano e altre in Puglia e Sardegna e altre Regioni. L’intento, come chiarito da una nota di Federfarma Lazio prima del voto, era di manifestare il proprio malcontento, «favorire una fase di riflessione profonda su quello che il sindacato deve essere e, soprattutto su quel che deve fare», e non legittimare «una dirigenza arrogante che ha come unico obiettivo quello di preservare se stessa, incurante dei problemi sempre più urgenti che le farmacie, ormai giunte a livelli insostenibili di crisi economica, sono costrette ad affrontare quotidianamente». Motivi della protesta, oltre a quella che è stata valutata come un’incapacità del sindacato nazionale di fronteggiare la situazione drammatica della farmacia, anche l’anticipo di un mese dell’assemblea elettiva rispetto alla consuetudine, con il conseguente minor preavviso per la possibilità di scelta delle candidature. La lettera di convocazione dell’Assemblea è stata infatti trasmessa alle associazioni territoriali il 3 aprile, giusto una decina di giorni prima delle elezioni, mentre il termine per la presentazione delle candidature è stato fissato al 9. Subito dopo il voto, le articolazioni territoriali che non hanno partecipato hanno annunciato la costituzione di un coordinamento interregionale, guidato, tra gli altri, da Antonino Annetta, vicepresidente di Federfarma Roma, per individuare strategie di rappresentanza sindacale alternative. Le farmacie italiane sono quindi ormai divise tra Federfarma, il coordinamento interregionale e Farmacieunite, l’organismo di categoria non aderente a Federfarma, e anzi nato in sua opposizione nel settembre scorso in quel di Treviso, al quale si possono associare tutte le farmacie pubbliche e private, senza limitazioni territoriali. Scissioni che se da una parte possono portare a una maggiore dialettica e al rinnovamento interno all’ente di rappresentanza, dall’altra restituiscono un panorama del sindacato sempre più frammentato e diviso.
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