In occasione di “Farmacista Più – Il futuro della professione”, la prima edizione dell’evento organizzato dalla Fondazione Francesco Cannavò e patrocinata dalla FOFI, Federazione Ordini Farmacisti Italiani, tenutosi dal 4 al 6 aprile a Roma per riflettere e confrontarsi sui temi più importanti per la filiera del farmaco, FarmaciaVirtuale ha intervistato il presidente di FOFI e vicepresidente della Fondazione Cannavò, il senatore Andrea Mandelli (FI), per fare il punto su quest’importante occasione di incontro e sulle questioni più urgenti per il comparto.
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Il titolo della manifestazione è il “Il futuro della professione”, perché questa scelta?
Perché nella nostra visione è sulla professionalità, sulle competenze e conoscenze del farmacista che si può costruire il futuro del servizio farmaceutico, della rete delle farmacie di comunità e più in generale della gestione del farmaco in tutti gli ambiti di cura. Dobbiamo costruire un ruolo più ampio per il farmacista in tutte le fasi del processo di cura: il territorio, l’ospedale, le strutture del Ssn, l’industria e la ricerca. È la linea che abbiamo presentato nel Documento federale sulla professione – era il 2006 –, di cui abbiamo poi dimostrato la fondatezza con le ricerche sugli sbocchi occupazionali realizzate dall’Osservatorio FOFI-SDA Bocconi e che ora stiamo dimostrando sul campo con la sperimentazione del MUR, Medicine use review, condotta con la Medway School of Pharmacy.
Da cos’è nata l’esigenza di dar vita a un nuovo appuntamento per i farmacisti?
Dal bisogno di un’occasione di incontro e crescita culturale che nascesse in seno alla comunità degli 85 mila colleghi iscritti all’Ordine. Una manifestazione che si distinguesse nell’approccio alle problematiche fondamentali, trattandole dal punto di vista di chi esercita quotidianamente la sua opera a contatto con il cittadino, con gli altri professionisti della salute e ovviamente con il servizio sanitario. Una prospettiva differente, che risponda a un quesito fondamentale: che cosa significa oggi essere farmacista, quali sono le attese della società nei nostri confronti e, simmetricamente, qual è l’apporto del farmacista alla tutela della salute che vogliamo ci venga riconosciuto come professionisti, come specialisti del farmaco. Il futuro della nostra professione è scritto nel fatto che ormai da tempo in tutti i Paesi europei il decisore sanitario si interroga su come sviluppare il ruolo del farmacista perché possa contribuire in misura sempre maggiore alla tutela della salute. Quindi l’implementazione del farmacista di reparto negli ospedali, e ovviamente la farmacia dei servizi, ma intesa soprattutto come un presidio sanitario in cui operano professionisti qualificati e aggiornati che erogano prestazione sanitarie frutto delle loro competenze specifiche.
Qual è la situazione del farmacista oggi?
Oggi il farmacista è un professionista che possiede competenze uniche: è lo specialista del farmaco, e nessun’altra figura sanitaria ha questo ruolo. Questo ruolo va difeso e il modo migliore per farlo è allargare il suo intervento nel processo di cura, mettendo il farmacista in condizioni di operare al fianco del medico, senza invadere le competenze altrui, ma agendo su aspetti cruciali come l’aderenza alla terapia, la prevenzione dell’errore clinico legato all’uso del farmaco, il rinforzo positivo delle indicazioni del curante, l’ottimizzazione dell’impiego delle risorse. E questo vale, come già detto, sia per chi esercita nelle farmacie di comunità, sia per chi opera in ospedale. Se poi ci si interroga sulla situazione del farmacista sul piano occupazionale, alcuni dati sono evidentissimi: la farmacia di comunità non è più in grado di assorbire i neolaureati come un tempo e stiamo parlando del principale sbocco occupazionale in Italia, dal momento che i farmacisti di comunità sono circa 55 mila. Di qui la necessità di declinare la professionalità del farmacista oltre, come ho già detto, per costruire nuove prestazioni sanitarie all’interno degli ambiti tradizionali, anche per concorrere con successo a nuove posizioni funzionali in ambiti diversi: dall’industria alla ricerca, dalla distribuzione intermedia allo stesso Servizio sanitario nazionale. E per fare questo occorre puntare sulla formazione: quella curricolare e, ovviamente, quella post laurea. Di qui l’iniziativa federale sulla riforma del corso di studi e dell’esame di Stato, condotta d’intesa con la Conferenza dei direttori dei corsi di laurea in Farmacia.
Uno degli aspetti critici più attuali è l’abusivismo professionale in farmacia, con casi limite di farmacie che hanno fatturati annui anche di diverse centinaia di migliaia di euro e un solo farmacista in organico. Cosa ha fatto FOFI sul fronte della lotta all’abusivismo, e cosa ha in programma di fare?
In questo momento di crisi, nel quale molti colleghi, giovani e non più giovani, vivono con angoscia la possibilità di non trovare lavoro o di perderlo, è fondamentale mantenere alta l’attenzione sul fenomeno dell’abusivismo. La Federazione non dispone di strumenti di vigilanza e di repressione, ma abbiamo il dovere di esercitare tutta la nostra forza di persuasione perché si metta fine alla pratica di affidare a personale non qualificato le funzioni che spettano soltanto al farmacista. Gli Ordini provinciali sono ben consapevoli di questa situazione, e si stanno adoperando in questo senso. Sono convinto che l’erogazione di prestazioni avanzate da parte del farmacista, come quelle volte al miglioramento dell’aderenza alla terapia che stiamo sperimentando, sarà un contributo importante al contenimento di questo fenomeno gravissimo: se un farmacista può essere fungibile nella semplice consegna di un medicinale – e anche questo è tutto da dimostrare – non lo sarà mai nelle prestazioni rivolte al paziente.
Quali sono le esigenze pratiche dei farmacisti a cui FarmacistaPiù cerca di rispondere?
Quelle che possono essere affrontate da una manifestazione culturale e scientifica: analizzare i problemi, raccogliere indicazioni dalle esperienze dei professionisti, valutare le proposte che sono sul tappeto per guidare l’evoluzione professionale, ma anche confrontarsi con gli altri attori del mondo del farmaco e con il decisore sanitario. E soprattutto creare un momento di incontro che dia la percezione dell’unità della professione, che esalti il fatto che tutti stiamo operando per migliorare la salute dei cittadini, e questo vale all’interno della singola farmacia tra titolare e collaboratori, tra farmacisti di comunità e ospedalieri, insomma tra tutti gli specialisti del farmaco ovunque si trovino a esercitare.
Quali sono quindi i problemi principali e le sfide da affrontare?
Il primo grande tema, come dicevo, è difendere e allargare il ruolo del farmacista nel processo di cura, che è la premessa anche per garantire un’assistenza migliore e più efficace al cittadino e la riduzione degli sprechi in sanità attraverso un uso sempre più mirato e corretto del farmaco. Ma anche il mantenimento se non il miglioramento dei livelli occupazionali e la salvaguardia della stabilità economica della rete della farmacie di comunità. Poi, c’è il rinnovamento della formazione, che è una delle premesse per ottenere questa evoluzione del ruolo professionale. Aggiungo, perché è un complemento fondamentale, il tema della farmacovigilanza che oggi trova nell’e-commerce farmaceutico e nella contraffazione una frontiera che è fondamentale venga presidiata anche dal farmacista, in particolare per due aspetti: la raccolta di segnalazioni e la corretta informazione del cittadino, che resta esposto a messaggi fuorvianti e attua comportamenti di cui ancora non ha percepito la pericolosità. E posso dire che tutti questi temi, accanto a molti altri, saranno al centro dei lavori di FarmacistaPiù.
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