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«Allo stesso tempo – ha aggiunto Mandelli – è doveroso ricordare come i principi di universalità ed equità alla base del nostro sistema sono oggi messi in forse da una politica che ha privilegiato la contabilità rispetto all’efficienza e all’efficacia. Oggi la ministra della Salute Giulia Grillo ha definito il Servizio sanitario come la più grande impresa del Paese. È vero, e allora non va dimenticato che nelle imprese occorre investire per la ricerca, per i miglioramenti organizzativi, per il personale e per la sua formazione. Soprattutto quando all’orizzonte si profilano enormi cambiamenti, che nel caso della sanità sono rappresentati innanzitutto dal sempre maggiore impatto delle malattie croniche, dall’invecchiamento della popolazione e dal flusso, sempre più impetuoso, dell’innovazione».
Il presidente della Fofi ha quindi sottolineato che «certamente gli investimenti devono essere oculati e mirati e si impongono un’applicazione scientificamente rigorosa del concetto di appropriatezza e una lotta serrata allo spreco. Ma questo non può essere un alibi per restringere il perimetro della tutela della salute dei cittadini che, lo si è visto in questi anni di crisi, costituisce un importante elemento di coesione sociale. Il Servizio sanitario nazionale deve essere sostenibile, perché non possiamo rinunciare ai valori su cui è fondato, ma per garantire questo risultato occorre riorganizzare le priorità del Paese. La bellezza della legge 833 del 1978 risiede anche nell’aver disegnato un sistema aperto al rinnovamento, capace di adattarsi al mutare delle esigenze: servono impegno e idee. E la nostra professione ha dato e darà sempre il suo contributo».
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