ricetta digitaleL’anno nuovo è ormai avviato e l’obiettivo fissato dall’agenda digitale del governo Monti di raggiungere entro il 2013 il 60% delle prescrizioni dematerializzate è ancora lungi da venire. Lo scenario si divide tra chi, nonostante tutte le criticità del caso, è riuscito a raggiungere buoni risultati, chi invece arranca e chi è fermo del tutto. Un ruolo non di poco conto lo giocano le problematiche di tipo tecnico, che a inizio gennaio hanno causato un’accessibilità intermittente al sistema di Sogei per ben quasi una settimana, con pesanti disagi per i farmacisti e lunghe attese per i pazienti, in particolare nelle Regioni dove si è più avanti con la dematerializzazione. Come in Basilicata, a regime da dicembre, o in Sicilia, dove la ricetta digitale è a regime da novembre e Federfarma ha inviato una diffida alla Regione per le disfunzioni verificatesi. Non è stato infatti un caso isolato, dato che già a novembre il sistema è rimasto in tilt per quasi due giorni, tanto che a questo nuovo episodio Federfarma nazionale ha scritto alla Ragioneria generale dello Stato chiedendo anche di valutare l’interruzione delle sperimentazioni. Intanto, c’è chi come la Valle d’Aosta ha superato il 60% delle ricette online, anche se il caso è territorialmente ristretto, o chi come la Sicilia è partita a gran ritmo, mentre si allunga l’elenco delle Regioni prossime a partire con la sperimentazione, dalle Marche al Piemonte, all’Umbria. I vantaggi, come è ormai noto, sono i risparmi realizzabili eliminando stampe e ricettari, il monitoraggio delle prescrizioni, della spesa e dell’aderenza alle terapie. Cerchiamo di ricostruire il quadro con Giovanni Petrosillo, amministratore delegato di Promofarma, società di servizi informatici di Federfarma che sta seguendo il dossier della ricetta digitale.

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Dottor Petrosillo, partiamo dai recenti problemi tecnici al sistema informatico di Sogei; da cosa sono dipesi?

Ci hanno spiegato che la situazione è dipesa dal sistema di manutenzione che ha creato dei problemi; probabilmente in connessione anche al numero di accessi per le ricette che sta crescendo, nonché per i certificati di malattia. Sogei sta però mettendo a punto dei correttivi.

Quali sono i problemi tecnici che si possono verificare in relazione alla ricetta digitale?

Se il gestionale e la linea sono buoni l’operatività e la tempistica dovrebbero essere invariate. Certo, senza banda larga il discorso cambia, e il problema come è noto è che non è uniforme sul territorio.
Poi c’è la questione del sistema utilizzato dalla Regione per la spedizione delle ricette dematerializzate; alcuni Sar, Sistema di accoglienza regionale, adottano modalità particolari che creano difficoltà, mentre con le Regioni che optano per appoggiarsi al Sac, il Sistema di accoglienza centrale di Sogei, le cose vanno meglio. Altre criticità ancora col sistema riguardano le ricette limitative e quelle connesse all’obbligo di carico sul registro degli stupefacenti.

Quali possono essere le possibili soluzioni?

Per le interruzioni di linea, grazie al promemoria cartaceo il farmacista può sempre erogare i farmaci e il servizio ai pazienti è garantito, ma certo rimane il problema di base. Nelle zone non coperte dalla rete è il medico per primo a non poter fare le ricette dematerializzate, l’unica soluzione è perciò l’estensione della banda larga, a cui stanno progressivamente provvedendo le Regioni. Le software house stanno invece lavorando per adattare i gestionali, mentre sul fronte dei problemi di casistiche del sistema si sta aspettando che Aifa pubblichi l’elenco dei farmaci da escludere dalla ricetta digitale.

A che punto siamo con la dematerializzazione?

Ci sono due Regioni che hanno raggiunto il target previsto dall’agenda digitale, Sicilia e Valle d’Aosta, ma a livello complessivo siamo molto lontani. Era però nelle aspettative, perché il processo di applicazione sul territorio è per forza di cose lungo; si tratta di gestire sia il fronte farmacie, a livello software e di formazione, che il fronte dei medici, scegliere i criteri e formare il gruppo con cui fare la sperimentazione. Ci sono Regioni che non sono ancora partite, altre che non hanno nemmeno ancora deciso se usare il Sar o il Sac.

Chi è già partito come sta andando?

È una situazione molto fluida. In Sicilia i dati sono clamorosi, da novembre il 75% delle ricette è dematerializzato, nessuno se lo aspettava; un risultato estremamente positivo, ma che rende l’idea della difficoltà se si blocca il sistema. Il dato è buono anche per la provincia di Trento, il 50%, anche se è piccolina, e lo stesso discorso vale per la Valle d’Aosta. Una decisione importante riguarda la Toscana e la Liguria, che erano indecise e hanno optato per il Sac. E poi ci sono Regioni di fatto ferme, come la Puglia, che aveva puntato sul Sar e su una firma digitale ricetta per ricetta.

Chi dovrebbe partire a breve?

La Toscana è in procinto; l’Emilia Romagna, che ha avuto un arresto, dovrebbe ripartire; la Liguria è prossima e il Veneto, che finora ha sperimentato con una quindicina di farmacie, sta facendo formazione per estendere il sistema. La Lombardia a marzo amplierà la sperimentazione a tutta la provincia di Lecco; per maggio 2015, con l’Expo di Milano, contiamo di essere a regime al 100% in Regione.

Qualche anticipazione?

Credo che per fine anno raggiungeremo l’obiettivo previsto per il 2013 del 60% di ricette dematerializzate. Siamo partiti lenti, ma il processo non è proporzionale; una volta che si sono sistemati i problemi grossi emersi con le prime sperimentazioni, si andrà avanti a livello esponenziale. L’obiettivo del ministero nel futuro prossimo è una ricetta dematerializzata a livello nazionale, con la possibilità per il cittadino di ritirare i farmaci prescritti in qualsiasi località del territorio, ma per arrivare a quello è necessario che la dematerializzazione arrivi prima in ogni Regione.

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