farmacisti dietro al bancoI sistemi robotizzati possono sostituire i farmacisti nel loro lavoro? A porsi la domanda è stato uno studio uno studio internazionale, pubblicato dalla rivista scientifica Research in Social and Administrative Pharmacy. L’analisi è stata condotta da un gruppo di ricercatori internazionale delle università di Sydney, in Australia e di Kuala Lumpur, in Malesia, assieme alla University of Virginia degli Stati Uniti e all’ospedale Swan Neelu Angel’s di Nuova Delhi, in India. Gli studiosi hanno preso spunto dall’installazione del primo sistema automatizzato (e autonomo) di vendita di medicinali, che è stato messo in servizio nella capitale indiana “al fine di incrementare l’accesso ai farmaci da parte della popolazione locale, riducendo i costi e tagliando il lavoro degli ospedali pubblici”. Il sistema è in grado di dispensare circa 50 tipi di medicinali. Ma qual è la qualità del servizio farmaceutico erogato? «Altri studi – spiegano i ricercatori – hanno già evidenziato dubbi sulla sicurezza di tali sistemi». Inoltre, «esistono seri problemi legati alla mancanza di controllo diretto da parte dei farmacisti, oltre all’incapacità dei sistemi robotizzati di rilevare eventuali errori nelle prescrizioni». Ciò porta ad affermare nello studio che «il ruolo dei farmacisti resta cruciale», tenuto conto del fatto che «circa il 50% di tali errori sono evitabili grazie alla loro presenza». Inoltre l’analisi sottolinea come i professionisti dietro al banco mantengano un ruolo chiave «anche per quanto riguarda la comunicazione con i pazienti». Senza dimenticare il fatto che essi «dispensano numerosi altri servizi rispetto alla semplice dispensazione dei farmaci, come nel caso di controlli regolari e consulenze mediche. Eliminare queste figure dai sistemi sanitari toglierebbe certamente ai pazienti un importante supporto». In conclusione, perciò, gli studiosi spiegano che «i sistemi automatizzati non possono sostituire in maniera adeguata la figura del farmacista»; al contrario, essi possono «costare caro ai pazienti in termini di salute e di sicurezza. Siamo coscienti della necessità di introdurre innovazioni tecnologiche nella sanità, e che esse possono migliorare la qualità complessiva dei sistemi. Ma la tecnologia non può rimpiazzare in alcun modo la relazione diretta tra paziente e farmacista».

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