
I due consiglieri ricordano poi che la legge numero 221 del 1968 «aveva previsto una integrazione del reddito per le farmacie disagiate e le Regioni avevano predisposto con propria legge, in aggiunta all’indennità di “disagiata residenza” sulla base dei requisiti di ubicazione in Comuni, frazioni o centri con popolazione molto bassa (438,99 euro l’anno per comuni fino a 1000 abitanti), anche un’indennità di disagiato servizio basata sul fatturato annuo delle farmacie». «In Umbria – hanno concluso Chiacchieroni e Casciari – sono presenti 83 farmacie rurali che percepiscono l’indennità di disagiata residenza ma, di queste, nel 2015 soltanto 10 hanno ottenuto anche la misura aggiuntiva del disagiato servizio per un volume di spesa pari a 22.844,12 euro. La Regione Umbria, a differenza di molte altre regioni, non ha, infatti, provveduto ad adeguare al costo della vita effettivo le misure delle due indennità in tempi recenti. Da ultimo, molte di queste 83 farmacie si trovano in territori colpiti dall’ultimo evento sismico e rappresentano un presidio essenziale in zone a grave rischio di spopolamento e sempre più un punto di riferimento anche sociale per gli abitanti. L’indennità di disagiata residenza per un comune umbro con meno di 1000 abitanti è pari a 438,99 euro, mentre nelle Marche si arriva a 1800 euro. L’indennità di disagiato servizio per una farmacia umbra con fatturato di 140mila euro è di 1.033 euro mentre nelle Marche è di 13mila euro».
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